"Aziende in affanno, lavoratori a rischio"

L’allarme dei sindacati, tra guerra e rincari. Andreolini (Cisl): "Imprese costrette a ridurre la produzione, situazione molto difficile"

Migration

Ha molti angoli di lettura questo primo maggio "perché ci sono decine di aziende che con la guerra in Ucraina non hanno ricevuto pagamenti ed hanno le merce bloccata. Possono resistere qualche mese in queste condizioni e se non cambiano le cose – dice Maurizio Andreolini della Cisl – o trovano altri mercati di sbocco, ma in questo momento è difficile, oppure dovranno contrarre la produzione andando anche un ridimensionamento della forza lavoro". Con la guerra anche il forte aumento dei costi dell’energia "perché ci sono produzioni molto energivore per cui molte aziende stanno lavorando in perdita. Per assurdo più producono, più rimettono. La situazione è molto difficile: la parola d’ordine di questo primo maggio per noi del sindacato è solamente una: ‘pace’", continua l’esponente della Cisl.

Allarga il fronte poi, Andreolini, anche al problema dell’inflazione "che costa 100 euro di media al mese ad operaio. Il che vuol dire che alla fine dell’anno se n’è andato uno stipendio, tutti soldi che non vanno nei consumi, non creano lavoro e non fanno economia. Pensi anche a tutte quelle persone che avevano fatto la macchina a metano per risparmiare ed è passato da 0,90 del settembre scorso ai 2,50 al chilo di oggi. Si stanno arricchendo in pochissimi per tanti altri che si stanno impoverendo".

In un comunicato congiunto con le firme di Roberto Rossini, Maurizio Andreolini e Paolo Rossini, le tre confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, affermano su guerra e crisi latente: "Abbiamo dovuto prendere atto che non aver fatto scelte in termini di politiche energetiche lungimiranti ha fatto sì che i costi delle bollette oggi siano raddoppiati mettendo in crisi le imprese e dunque il lavoro, così come i cittadini, specie le fasce più deboli. Ci siamo accorti che le materie prime, indispensabili alla nostra manifattura, seconda in Europa dopo la Germania, possono da un giorno all’altro raddoppiare di prezzo o addirittura non arrivare più mettendo in crisi l’intero comparto e l’occupazione. Ci siamo accorti che il nostro settore primario è stato in parte smantellato e non abbiamo neppure un’autosufficienza per i cereali che reperiamo da chissà quale parte del mondo. Ci siamo accorti che il turismo, altro settore per noi strategico, senza pace subirà un drastico ridimensionamento anche qui con effetti occupazionali preoccupanti".

Non sono scenari da festa... del primo di maggio quelli che mettono sul tavolo le organizzazioni dei lavoratori. Ma non è che sull’altro fronte e cioè quello degli imprenditori i discorsi siano molto diversi perché un noto industriale della provincia che opera nel settore del tessile, entrando in redazione diceva: "In questo momento devo fare da banca, per aiutare i miei terzisti a pagare le bollette che sono triplicate. E nel mio settore, i mesi estivi quelli cioè legati al turismo sono anche quelli a maggior consumo di energia. Una situazione insostebile perché abbiamo iniziato l’anno su ritmi del 2019". Il finale è stato questo che la dice lunga su un sistema che non funziona: "Perché Il Carlino non organizza una tavola rotonda con politici, imprenditori e rappresentanti dei servizi, per parlare di queste tematiche...".

m.g.