Caporalato Urbino, pakistani sfruttavano connazionali per 5 euro l'ora. Quattro arresti

I 17 lavoratori costretti a restituire parte dello stipendio e il Tfr sotto minaccia

Il procuratore Boni

Il procuratore Boni

Urbino, 10 maggio 2019 - La Guardia di Finanza di Urbino e i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Pesaro hanno eseguito le misure cautelari degli arresti domiciliari per 4 uomini pakistani e l'obbligo di dimora per altri 2, titolari di una cooperativa con sede a Pesaro che fornisce personale ad altre aziende per lavori di facchinaggio e assemblaggio e che sfruttavano 17 lavoratori connazionali. 

I lavoratori erano impiegati, aziende tra Sant'Angelo in Vado, Lunano è Senigallia, fino a 16 ore al giorno, percepivano 5 euro l'ora ed erano costretti a restituire parte dello stipendio o tutto il Tfr, sotto minaccia. Tutti i dettagli dell'operazione Capestro sono stati spiegati dal procuratore capo di Urbino Boni. 

Le vessazioni erano iniziate fin dal 2012, ma le indagini si riferiscono al 2016, in quanto in questo anno è stata modificata la normativa sul caporalato che permette misure anche contro l'imprenditore, senza che ci sia l'intermediazione: «I 6 uomini sono indagati per violazione dell'art. 603 bis del Codice Penale (intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro) – ha spiegato Boni -: il Gip Vito Savino ha disposto l'esecuzione delle misure cautelari agli arresti domiciliari per 4 pakistani e dell'obbligo di dimora per gli altri 2. Inoltre, il sequestro preventivo per la confisca del profitto del reato pari a 157mila euro nei confronti di tutti gli indagati. Per tutelare il lavoratore è stato nominato un amministratore della cooperativa, un commercialista, che permetterà la continuazione del lavoro». La cooperativa violava anche le norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. Il Procuratore ha voluto complimentarsi con i corpi dei Carabinieri e della Finanza per la grande sinergia nelle indagini.