"Con “Talk“ impareremo ad ascoltarci"

Luca Sofri presenta il Festival che si terrà da venerdì a domenica. Discussioni, approfondimenti e dialogo aperto con i cittadini

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Dopo l’edizione zero dello scorso anno, da venerdì 17 torna Talk, tre giorni di incontri curati da Il Post. Un salotto nel salotto, visto che sarà dislocato in tre luoghi che già a Pesaro lo sono per vocazione: piazza del Popolo, piazzale Collenuccio e, in corso XI Settembre, il Centro arti visive Pescheria, luogo che sarà da sabato una delle sedi della Mostra del Nuovo Cinema.

Luca Sofri, che de Il Post è direttore, ci offre qualche anteprima di questa seconda edizione di Talk e dei suoi 10 incontri tutti a ingresso gratuito. Per il programma completo, consultare www.pesarocultura.it.

Sofri, quando si ritorna significa che la prima volta è andata bene.

"Si, un anno fa ce ne siamo andati davvero soddisfatti. Sia per la qualità dei contenuti, sia per l’ottima collaborazione del comune in un periodo abbastanza complicato, sia per la partecipazione. Va detto che il calendario eventi di Pesaro è molto ricco e la gente che viene per noi si somma a quella che è già in città per altro. Anche quest’anno crediamo che ci saranno buoni numeri".

Perché il Post a Pesaro?

"Tre anni fa facemmo un primo esperimento con Talk a Faenza, per incontrare in presenza i nostri lettori. Andò bene e il comune di Pesaro ebbe l’idea di replicarlo".

Cos’ha Pesaro di speciale?

"Pesaro la conosco da tempo. Il pubblico è caloroso, ma è soprattutto la città a prestarsi perfettamente a Talk: ci sono spazi affascinanti, vicini tra loro, e la gente che passeggia si mescola al festival e questo mi piace molto. Si crea una bella atmosfera".

Ascolta Rossini?

"Da giovane lo ascoltavo molto, ero appassionato di classica. Oggi i miei gusti sono cambiati drasticamente ma lo apprezzo ancora".

Cosa ne pensa di Pesaro capitale italiana della cultura 2024?

"Sicuramente è un ottimo investimento in chiave turistica. Se Talk tornerà anche i prossimi anni, sarebbe ovviamente per noi un contesto ancora migliore".

L’assessore Daniele Vimini ha affermato che questa tre giorni è attuale e necessaria, anche alla luce del momento geopolitico internazionale così complesso. Ci spiega perché?

"L’impostazione di talk è di raccogliere informazioni su tutto. Per nostra natura siamo curiosi di capire i cambiamenti sui temi più vari, e tra questi ci sono anche quelli da prima pagina, come la guerra in Ucraina. Daniele Raineri di Repubblica sarà qui per raccontarci cosa ha visto di persona. Con Il Post ormai organizza spesso festival e incontri".

Le piace ancora scrivere?

"Mi piace ancora moltissimo; scrivo meno perché abbiamo altre cose buone da fare, ma non rinuncio del tutto. Realizzare festival come Talk è un’opportunità che abbiamo grazie ai tanti abbonati".

Quale ospite attende maggiormente di incontrare?

"Ci sono vecchie conoscenze come Vera Gheno con cui parleremo dell’uso della lingua, un tema poco affrontato. Sono molto contento poi di vedere Maurizio De Giovanni, che sul palco riesce con straordinaria efficacia a raccontare la sua geografia letteraria. Il sottotitolo di Talk è: vedersi, ascoltare e parlare un po’ di tutto. Iniziamo dal vedersi".

Non è stato scontato negli ultimi due anni…

"Per una testata come la nostra, che non prevede di vedersi per sua natura, la stranezza dell’incontro si sommava alla pandemia. Ma avevamo la sensazione che gli abbonati volessero guardarsi e guardarci negli occhi. Sarò un po’ retorico, ma il progetto de Il Post non nasce per ma insieme ai suoi lettori".

Ascoltare. Ne sentiremo delle belle?

"Direi di sì. Con Maccio Capatonda in senso ironico, mentre venerdì sera con Francesco Bianconi, frontman dei Baustelle, in senso musicale".

Parlare un po’ di tutto. È questo il senso di Talk?

"Esatto: l’espressione sembra sommaria ma è una dichiarazione d’intenti: dalla musica alla cultura, dal mondo dell’informazione alle droghe, dai social network alla guerra. E ne ho dette solo alcune".

Cosa rende Talk diversa da altre kermesse simili?

"Ogni organizzazione mette la propria identità. Noi de Il Post amiamo spiegare le cose chiaramente, con accuratezza, affidabilità. Non diamo un tema specifico e ci piace spaziare e raccontare".

Tornerete nel 2023?

"Lo spero. Le basi ci sono".

Giovanni Volponi