Ex Consorzio, ecco le carte della procura "Torri incompatibili con l’attività del porto"

Fronti critici: ambiente (per rumori e polveri) e la stessa sicurezza. "Questi lavori in contrasto con la normativa urbanistica vigente"

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Inchiesta ex Consorzio, ecco l’ipotesi dell’accusa. Ecco cioè perché la procura – che come noto ha indagato il committente, il progettista e il direttore dei lavori della ditta che doveva realizzare al porto le due torri al posto del Consorzio Agrario – ha chiesto un incidente probatorio che verifichi, tramite la consulenza di esperti, se quelle torri, come ipotizzano la stessa Procura e la Capitaneria di porto, violino le prescrizioni degli strumenti urbanistici vigenti. Gli indagati, come già scritto dal ’Carlino’, sono: Paolo Giorgini, legale rappresentante della "Nova portum", la società che deve realizzare le torri; Alessandro Gurini e il direttore dei lavori, e Luca Ferretti, il progettista dei lavori.

La procura, nella ricostruzione delle indagini, dopo che gli uomini della Capitaneria segnalano le presunte violazioni che quelle torri comporterebbero alle norme tecniche di attuazione del Prg – risale nel tempo con i documenti all’approvazione stessa del Prg. Siamo nell’anno 2003. La Provincia, visto che in quel periodo si doveva attuare il Piano portuale (che doveva disciplinare tutta la zona del porto), chiede al Comune di stralciare nel suo Prg le previsioni per il porto. Il Comune si adegua, tanto che la variante generale inviata alla Provincia per l’approvazione definitiva non comprende alcuna previsione in ordine allo stesso ’Progetto Norma’. Ma, attenzione, il Comune di Pesaro si tutela, scrivendo che "le destinazioni d’uso insediabili dovranno essere correlate con le attività della cantieristica navale ed alla marineria in genere". Per la procura, questa frase, è il segno del fatto che il Comune "inserì quella norma per assicurare che fosse sempre garantita la compatibilità delle previsioni in zona con l’uso portuale in atto".

Domanda: queste torri, consentono quella "compatibilità"? No, risponde la procura, ed ecco perché. I virgolettati che seguono sono dell’Autorità di Sistema portuale di Ancona, cui richiama la stessa procura di Pesaro, e risalgono al 2018. Questi sette piani, con 63 appartamenti, "nonostante il nuovo edificio ricada in area privata, sono concepiti a ridosso del confine con l’adiacente area demaniale marittima, funzionale all’attività operativa portuale". Emergono quindi, scrive sempre l’Autorità portuale, interferenze tra le funzioni residenziali legate alle torri e le attività del porto.

Esempi? Eccoli: "Non si può prescindere – dice l’autorità dorica – da emissioni di rumori, polveri, gas di scarico". Emissioni che data la sola distanza di alcune decine di metri della banchina portuale dalle torri, "costituirebbero sicuro pregiudizio o disagio alla vivibilità delle numerose persone" che andrebbero ad abitare nelle torri, "con conseguenti possibili rivendicazioni anche nei confronti della scrivente autorità". Insomma, è singolare che venga profilato nel 2018 uno scenario simile a quello che negli anni ’90 veniva segnalato da diversi residenti del porto, che protestavano contro l’emissione di polveri dalle navi in scarico in banchina. Ma le polveri non sono l’unico problema della eventuale "convivenza": ne emergerebbero altri dal punto di vista della sicurezza (safety) e poi di "security" nazionale stessa.

Ma il reato dei tre esponenti della ditta costruttrice in cosa consisterebbe? La procura, anche alla luce della giurisprudenza della Corte di Cassazione, conclude che la realizzazione di quelle torri "è in contrasto con la normativa urbanistica vigente, nel suo complesso e in particolare con la Norma tecnica di attuazione". Ma il Comune di Pesaro avrebbe fatto il suo dovere perchè, scrive la procura, "l’inserimento della Norma tecnica in esame risulta assolutamente coerente con la soppressione delle previsioni del Progetto Norma porto e diretta a tutelare la destinazione del territorio nelle more della definizione di uno specifico strumento urbanistico portuale", cioè il già citato Piano portuale.

Da qui, la necessità della perizia, "anche collegiale", che accerti, in pratica, se quelle due torri rispettino o meno le "prescrizioni degli strumenti urbanistici". Ed è necessario, scrive sempre la procura, l’incidente probatorio perchè il ricorso al dibattimento porterebbe la vicenda troppo per le lunghe, visto che il Consorzio è già stato demolito (mesi fa) e che quindi, in teoria, la ditta poteva procedere ai lavori per realizzare le torri. Si tratta insomma di un accertamento che presenta, conclude la procura, "non trascurabile urgenza anche per le valutazioni di competenza delle amministrazioni (Comune, Provincia, Ministeri competenti, ndr) a cui spetta la disciplina del territorio, persone offese rispetto all’ipotizzato reato edilizio".

ale.maz.