Pesaro, 10 settembre 2024 – Si è ferito il braccio sinistro per verificare che la lama fosse abbastanza tagliente e poi le ha piantato il coltello a serramanico nella pancia, con forza e a ripetizione. E ieri di fronte al giudice non ha detto una parola, neanche “mi dispiace”. E’ rimasto seduto di fronte al gip con la bocca cucita Ezio Di Levrano, il 54enne accusato di omicidio volontario aggravato per aver ammazzato la moglie Ana Cristina Duarte Correia, 38 anni, avvalendosi della facoltà di non rispondere. L’omicida era presente ieri mattina all’udienza di convalida del fermo che si è svolta in tribunale a Pesaro. L’autopsia sulla salma della vittima è fissata per il 17 settembre.
E’ entrato in aula dalla porta sul retro per poi fare ritorno in carcere a Villa Fastiggi. Le uniche parole le ha pronunciate ieri al proprio avvocato d’ufficio Gaia Vergari che prima dell’udienza, nella prima mattinata, è andata a trovarlo in carcere rimanendo insieme all’assassino per una ventina di minuti. “E’ molto provato, molto addolorato per i suoi figli - ha commentato il legale all’uscita dall’aula -. Mi ha chiesto di loro. Sono la sua preoccupazione principale".
Ezio Di Levrano ha poi nominato un legale di fiducia, il penalista Salvatore Asole. L’omicidio è stato commesso venerdì notte intorno alle due nella casa di Saltara, in cui la coppia abitava da circa un anno insieme ai tre figli di 6, 13 e 14 anni. I minori hanno visto il padre scagliarsi contro la madre, al culmine di una lite violentissima. Le grida di aiuto che provenivano dalla cucina hanno spezzato il silenzio e i vicini hanno chiamato i carabinieri. I figli della coppia sono stati affidati ora a una comunità protetta in attesa che venga trovata una sistemazione in una famiglia che li possa accogliere. Gli inquirenti si sono anche attivati per contattare la famiglia di Ana in Brasile e, in particolare, la nonna materna.
Sabato pomeriggio i due figli maggiori hanno raccontato al magistrato cosa hanno visto, come hanno cercato di soccorrere la mamma in fin di vita e hanno anche riferito di essere stati testimoni di altri episodi di violenza nei confronti della 38enne. La donna è deceduta poco dopo le quattro all’ospedale Torrette di Ancona. Dopo l’accoltellamento della moglie il 54enne era fuggito ma i militari sono riusciti a impedire la fuga dell’uomo.
Si indaga sul movente e non si esclude che la violenza sia scattata per un atto di gelosia nei confronti della moglie, ritenendo che avesse iniziato a frequentare un altro. Lei era fuggita dalle violenze dell’uomo che il 2 settembre aveva raccontato ai militari di averne perso le tracce. Contattata dai carabinieri aveva risposto di volersene separare e di voler portare con sé anche i figli. Aveva trovato una stanza a Borgaccio di Saltara ma quella notte, senza avvisare i militari era tornata, forse per vedere i figli e accertarsi che stessero bene. Non era rientrata da neanche mezz’ora quando la furia omicida del marito si è scatenata contro di lei.