Furlo, dalla vecchia caserma all’hotel di lusso

Un imprenditore francese acquista lo stabile della Forestale in disuso e lo trasforma di una dimora di charme autosufficiente

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Ci sono un pubblicitario francese, un cuoco italiano e molto legno norvegese: sono i protagonisti della trasformazione della vecchia caserma della Forestale risalante al 1954 al Furlo, diiventata ora un ’Luxury hotel’ inserito tra i 20 progetti in legno più belli del mondo del 2021. La storia de ’La Forestale Luxury ecolodge’ (foto), questo il nome completo, parte da lontano: durante una vacanza con la famiglia al Furlo negli anni ‘90 Eric Merlin, affermato pubblicitario francese, conosce, pranzando nel suo locale, lo chef Alberto Melagrana che gli decanta le bellezze del Furlo e del territorio. Merlin si innamora di questa zona, che fa breccia nel suo cuore. Nel 2014 lo stesso Merlin si prende un anno sabbatico dal lavoro, fa il giro del mondo e scopre che il suo posto è al Furlo, quindi torna dall’amico Melagrana e comincia a interessarsi a edifici in vendita per fare "qualcosa" al Furlo. Col tempo le idee diventano più chiare e l’acquisto della struttura dell’ex caserma forestale, ormai in rovina, mette tutte i tasselli di questa storia al proprio posto: "Già in Francia mi occupavo per lavoro di sostenibilità -spiega Eric Merlin- e per il mio progetto in Italia ho voluto portare quel know how che all’estero è più sviluppato per il recupero di questa struttura". Da un palazzo di scuola modernista con cemento armato a vista si passa, nel 2018, ad una struttura in un particolare legno norvegese, chiamato kebony, che dopo i trattamenti diventa più duro della pietra ed è garantito 30 anni: "Il primo anno vero di attività, date le chiusure Covid, è stato il 2021 -continua Merlin- e qui sono passati ospiti provenienti da 21 nazioni, con sole cinque camere abbiamo prodotto 150mila euro di fatturato. Tante persone, soprattutto giovani, vengono anche solo per studiare il progetto di recupero dell’edificio".

"Ai clienti spieghiamo – dice – la nostra filosofia e anche loro contribuiscono ad abbassare gli sprechi: raggiungiamo l’autonomia energetica per l’80% ma stiamo puntando ad arrivare alla totale indipendenza. Per ora abbiamo 54 pannelli solari e una produzione di 18.5 kilowatt con due impianti fotovoltaici, uno a tetto e uno a parete. Tutti gli elettrodomestici sono della migliore classe energetica e l’edifico è totalmente controllabile con la domotica. Io annaffio l’orto da un app sul telefono". E ancora: "Qui in Italia c’è una rivoluzione da fare, ma servono i fatti e non solo le parole. Innanzitutto c’è troppa burocrazia ma avete un patrimonio immobiliare incredibile e abbandonato. Non capisco perché la gente fa case nuove brutte e non ristruttura quelle esistenti, e se le ristruttura le rifà identiche a 100 anni fa".

Andrea Angelini