Gianrico Tedeschi nel lager con Panico

Il figlio dell’ex sindaco di Cantiano, Martino, ricorda il rapporto tra il grande attore scomparso e il padre morto anni fa

Migration

La scomparsa di Gianrico Tedeschi ha destato grande cordoglio in una famiglia storica di Cantiano. Parliamo dei Panico, un sindaco Giuseppe, “Peppe“ per tutti i cantianesi, che a lungo ha amministrato dal primo dopoguerra per molti anni il piccolo comune alle falde del Catria. Ma cosa lega Panico alla scomparsa del grande attore morto giorni fa?

Hanno condiviso, entrambi, la terribile esperienza del lager tedesco, come ha ricordato nel libro “Un minuto in più“ il figlio Martino Panico. Anche lui, Martino, decenni dopo il padre è diventato sindaco di Cantiano. Nel libro Panico ha ricordato la vita nel lager di Sandbostel, a sud di Amburgo, dove insieme a suo padre c’erano Giovannino Guareschi e Gianrico Tedeschi.

I ricordi sono a volte rapidi e brevi, ma vividi e intensi. "“Gianrico che ci prepari?“ chiedeva mio babbo, prendendo sottobraccio Gianrico Tedeschi". Lui, racconta Panico, gli diceva: "Guarda che la resistenza vera, è quella del pensiero". Rispondeva proprio così l’attore che nel lager si era improvvisato anche regista e sceneggiatore. Il loro dialogo: "Con gli uomini della baracca letteraria – diceva Tedeschi – stiamo provando l’Enrico IV, di Pirandello, ti piace?". E Panico: "Non lo conosco. Cioè conosco Pirandello, ma non quell’opera". L’attore: "Ahahah! Vedi che qualcosa si può imparare anche qui, oltre la follia di questi assassini". E Panico: "Se ti fa piacere, posso dirti che ho apprezzato moltissimo la tua recitazione negli Spettri di Ibsen. Sei stato straordinario, ti ho perfino sognato quella notte ed è stato piacevole". E Tedeschi: "Peppe sogna il tuo amore, sogna le donne, che è meglio. Molto meglio!". Il padre di Panico: "Al mio amore ci penso, ogni giorno, qualche volta immagino che sia qui con me e ti confesso che mi dà forza, ma i sogni sono occupati da tagliatelle, spaghetti, polli arrosto, bistecche". E Tedeschi: "Allora ti dico che facciamo gli stessi sogni, ahahah". Dopo qualche giorno la baracca letteraria era stipata di pubblico e c’era anche "la bestia nera Pinkel". Alla fine della splendido momento teatrale, scrosci di applausi. Applaudivano anche i tedeschi. E dopo tanti anni continua Martino Panico "i due amici e compagni di prigionia, mio padre era un ufficiale e prigioniero che fu internato nel lager, si riabbracciarono nel camerino del Teatro Sanzio di Urbino, nel 2003. Dei 5 presenti nessuno trattenne le lacrime. Tutti e due avevano allora 83 anni. Una maschera del teatro, bella ragazza peraltro, pianse per qualche minuto. Ora si ritroveranno insieme all’altro compagno Guareschi".

Mario Carnali