"Ha gravi colpe per la morte di Francesco Condannate il medico omeopata a 4 anni"

Ancona, la richiesta del pm Daniele Paci nell’ultima udienza prima della sentenza. "Ha cancellato la chat coi genitori per eliminare le tracce"

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di Alessandro Mazzanti

Quattro anni di carcere. E’ la pena che il pm della procura di Ancona, Daniele Paci, ha chiesto per Massimiliano Mecozzi, 60 anni, pesarese, l’omeopata accusato di omicidio colposo per la morte del piccolo Francesco Bonifazi, che all’epoca, era il maggio del 2017, aveva sette anni: il bambino residente con la famiglia a Cagli fu ucciso da una banalissima otite che non venne curata con gli antibiotici e che alla fine portò alla agonia e alla sua morte. Il piccolo morì il 27 maggio 2017, dopo 3 giorni di ricovero, per l’accusa fatto troppo tardi, al Salesi.

Ieri si è svolta nel tribunale di Ancona (competente, visto che il bambino morì al Salesi), davanti al giudice monocratico Francesca Pizii, l’udienza dedicata alla discussione delle parti, l’ultima prima della sentenza. La difesa di Mecozzi, rappresentata dall’avvocato Fabio Palazzo del foro di Milano, poi le parti civili – Federica Mancinelli per il nonno di Francesco e Giulia Berti per lo zio paterno del bimbo, Riccardo Bonifazi – e Corrado Canafoglia, che rappresenta gli interessi dell’Unc, l’Unione nazionale consumatori, contro le fake news in materia sanitaria e per la tutela della salute pubblica.

Un’ora e venti minuti è durata la requisitoria del pm Daniele Paci. Quel medico omeopata – ha detto Il pm – è responsabile della morte del piccolo Francesco. "Sulla gravità del danno – il suo ragionamento – purtroppo non c’è nulla da dire. E il suo grado di colpa è molto grave". La ricostruzione fatta dal pm è puntuale. Mecozzi non prescrive gli antibiotici al piccolo, così che l’otite porterà all’ascesso cerebrale. Mecozzi non redige, nero su bianco, alcuna prescrizione medica. Non ordina il ricovero del bimbo quando vede che gli effetti dell’otite coinvolgono il sistema nervoso centrale. Mecozzi elimina dal suo telefonino la chat che aveva tenuto coi genitori di Francesco – circa 120 messaggi – e alcuni video con i quali la madre faceva vedere all’omeopata che il figlio stava tragicamente peggiorando. Un modo questo, secondo l’accusa, per eliminare le tracce delle sue responsabilità mediche.

In aula non c’è Mecozzi (non si è mai presentato finora alle udienze). Ci sono invece la madre di Francesco, Maristella Olivieri e il nonno di Francesco, Maurizio Olivieri. La famiglia a Cagli gestisce un negozio di pasta fresca. Marco Bonifazi, il padre, era assente perché impegnato con gli altri due fratellini di Francesco.

Gli avvocati della parte civile, Mancinelli e Berti, ribadiscono e sposano la ricostruzione fatta dal pm e si associano alle sue richieste di pena (che per l’omicidio colposo va dai 6 mesi ai 5 anni). E formulano le richieste di risarcimento: 176mila euro per il nonno, 150mila per lo zio. "Anche se – ribadisce l’avvocato Federica Mancinelli – la perdita di un bimbo non è risarcibile in alcuna forma".

L’avvocato Corrado Canafoglia, che rappresenta la parte civile dei consumatori, insiste sulla negligenza dell’omeopata ("non gli ha mai fatto la visita con un otoscopio", lo strumento per controllare le orecchie) e cita poi, sulla base di ricerche prodotte per questo processo da professionisti da lui incaricati, altri casi precedenti – ad esempio a Torino, dove Mecozzi tra l’altro aveva seguito un corso alla scuola omeopatica – poi in Nuova Zelanda e in Pennsylvania, Usa. Tutti casi in cui – argomenta sempre Canafoglia – l’essersi affidati alla esclusiva cura omeopatica aveva portato alla morte dei pazienti ("due medici, a Torino, – dice Canafoglia - sono stati condannati in un caso simile").

Il nonno e la madre di Francesco ieri non hanno rilasciato dichiarazioni sulla udienza. Il processo verrà aggiornato al prossimo 4 novembre, quando ci sarà una eventuale replica del pubblico ministero, poi della difesa, e alla fine la sentenza.