La diga e quella scelta da brividi decisiva per Pesaro

Il mondo si è capovolto là dove c’era molta più terra che acqua. Ora è il paesaggio liquido a prevalere, lungo certe valli. Su quella del Foglia in due giorni sono caduti 80 milioni di metri cubi d’acqua, più del doppio del fabbisogno idropotabile annuo dell’intera provincia. Maggio 2023 passerà agli annali: 190 millimetri finora a Pesaro, 180 a Urbino, 240 all’Arzilla, 230 sul Carpegna, 250 sul Nerone per citare alcune stazioni. Per trovare qualcosa di simile bisogna scendere al 1939, fa sapere l’Osservatorio Valerio, quando quel mese, con 26 giorni di pioggia su 31, si chiuse in città a quota 279 mm. Il Foglia anche stavolta ha retto, ma è arrivato al limite. Il picco di piena si è toccato ieri mattina, dopo le ulteriori piogge della notte, con 4,72 metri all’idrometro di Pesaro. Valore mantenutosi elevato per quasi tutta la giornata (4,36 alle 18). Ha fatto la voce grossa l’Apsa di Urbino, esondato all’altezza di Gallo Petriano. Ancora ieri, tutte le aree allagate alle porte di Pesaro, nei pressi del casello, continuavano a ricevere apporti anziché smaltire le acque. Punto critico, come in altre occasioni, lo scarico nel fiume del fosso di Case Bruciate. In zona si sono visti anche il sindaco Ricci e l’assessore Belloni. La diga di Mercatale, che martedì ha evitato il disastro a valle invasando tre milioni di metri cubi (250 metri cubi al secondo il picco di scarico, a fronte di 400 metri cubi in ingresso, dato senza precedenti) ieri si è mantenuta in equilibrio, scaricando 8090 metri cubi al secondo, dopo avere ulteriormente laminato. Il presidente del Consorzio di bonifica Claudio Netti ha voluto ringraziare pubblicamente il sindaco di Montecalvo Donatella Pagnanelli che, "nel momento più critico, ha condiviso la necessità di uno scarico eccezionale di 250 metri cubi, col rischio di una esondazione sul suo territorio col fine di salvaguardare, in certo qual modo, la città di Pesaro". Pesaro alla fine ha tirato un sospiro, limitando i danni. Che sarebbero stati enormi se solo avesse piovuto come nella vicina Romagna.

Ma deve interrogarsi, dopo la seconda grande piena nel giro di due settimane: sulla cassa di espansione alla Chiusa di Ginestreto ancora in fase di progettazione dopo 20 anni, sulla sua urbanizzazione selvaggia, sul modo di intendere le preziose aree golenali e di laminazione rimaste ai bordi del Foglia, sulla nuova viabilità che vi andrà ad insistere. Con l’acqua non si scherza.