Nell’anno del Covid 465 cremazioni in più

L’impianto al cimitero dell’Ulivo è passato da 1387 salme a 1852. "Il blocco dei funerali ha influiro. Ma c’è stato anche un cambio culturale"

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Il 2020 non è stato solo l’anno del record dei morti (per Fano 782 decessi, +185 rispetto all’anno precedente, per Pesaro 1488 + 505 rispetto agli anni passati), ma anche delle cremazioni. All’impianto dell’Ulivo (gestito dalla società Adriacom cremazioni partecipata al 50% da Aset spa e dalla pesarese Aspes) le cremazioni nel 2020 sono state state 1852 contro le 1387 dell’anno precedente (+465 pari al 33,5%). Il salto è ancora maggiore se il dato del 2020 viene confrontato con le 1100 cremazioni del 2018.

"Va considerato – spiega l’amministratore di Adriacom cremazioni Antonio Muggittu – che il nostro impianto ormai serve gran parte della regione e che nelle 1852 cremazioni vanno comprese salme provenienti da tutto il territorio regionale e una ventina arrivate dalle zone di Cattolica e Rimini. In più da aprile 2020 è in funzione una seconda linea che ci permette di far fronte a picchi maggiori". "Con il secondo forno – aggiunge il presidente di Aspes Luca Pieri – abbiamo ulteriormente ampliato il nostro raggio di azione, ma il vero cambiamento è di tipo culturale nei confronti delle cremazioni, soprattutto da parte delle nuove generazioni".

Anche il presidente di Aset Paolo Reginelli sottolinea "come sia cambiato nell’ultimo anno l’approccio alla cremazione, ormai accettata anche dalla Chiesa cattolica". "Un’ulteriore spinta alle cremazioni c’è stata nei mesi di marzo e aprile dello scorso anno – fa notare Pieri – quando in pieno lockdown erano vietati i funerali". C’è poi l’aspetto economico, da non sottovalutare: "L’operazione di cremazione – fa notare Reginelli – è certamente meno costosa del funerale tradizionale". Inoltre dal punto di vista imprenditoriale, "l’investimento (circa 2milioni e mezzo di euro ndr) – secondo Pieri – si è rivelato una buona idea. Aspes e Aset hanno avuto la capacità di guardare lontano e di anticipare i tempi". Aggiunge Reginelli: "L’impianto è stato realizzato in un territorio che ne era privo tanto da coprire con il nostro servizio la provincia di Ancona e perfino l’Umbria".

Per il presidente di Aspes "quello tra le due aziende è un esempio di reale collaborazione tra Pesaro e Fano e dimostra come soggetti pubblici possano mettere in piedi operazioni imprenditoriali che precorrono i tempi e nell’interesse delle comunità in cui operano". "Quella tra Aset e Aspes – conferma Reginelli – è una collaborazione eccezionale e Muggittu è un ottimo amministratore, un vero punto di riferimento". Collaborazione che Aspes e Aset stanno portando avanti anche nel settore delle farmacie comunali: "Tra le due aziende ci sono ottimi rapporti di cui si avvantaggiano i cittadini".

"Nel pieno della pandemia – ricorda Pieri – siamo riusciti a fare massa critica e a non far mai mancare i dispositivi di protezione". Se sull’impianto di cremazione è stato facile per le due città trovare il punto d’incontro, non altrettanto si può dire per il biodigestore anaerobico: "Si tratta di un’operazione più complessa – fa notare Reginelli – nelle procedure e nel progetto e che ha un impatto sull’opinione pubblica".

Anna Marchetti