CronacaNoci di mare tornate a Pesaro, molti danni all’ecosistema

Noci di mare tornate a Pesaro, molti danni all’ecosistema

Sono innocue per l’uomo, ma un vero flagello per l’equilibrio marino

Alcuni esemplari di Mnemiopsis leidy ovvero noci di mare

Alcuni esemplari di Mnemiopsis leidy ovvero noci di mare

Pesaro, 19 agosto 2019 - Gelatinose, trasparenti ed anche un po’ viscide. Sono innocue per l’uomo, ma un vero flagello per l’equilibrio marino. Pensavamo di essercene liberati, e invece no: le noci di mare sono tornate a popolare le acque pesaresi. Dopo l’invasione di tre anni fa, la situazione sembrava migliorata, ma proprio ieri numerosi bagnanti hanno segnalato la loro presenza lungo tutto il litorale, sia davanti alle spiagge di ponente che di levante.

Facilmente scambiate per meduse, hanno creato subbuglio in acqua, ma non rappresentano un pericolo per gli umani in quanto non sono urticanti, né sprigionano sostanze tossiche. Per il mare sì però, soprattutto in questo periodo in cui avviene la riproduzione di molti pesci.

Le Mnemiopsis leidy (è questo il nome scientifico delle noci di mare ndr,) hanno messo in allarme tutte le marinerie e le Arpa regionali, soprattutto quella dell’Emilia Romagna, che da anni le tiene sotto controllo. Fluttuano placide soprattutto a ridosso degli scogli ed essendo per lo più invisibili, ci si accorge di loro solo per contatto, che è sgradevole. «Ci siamo trovati dentro un grande banco mentre nuotavamo con amici al largo del Moletto – racconta Fabio Arcidiacono – ma ne abbiamo avvertite diverse lungo tutto il tragitto, tra l’Excelsior e il Porto. Non ci siamo spaventati, perché le abbiamo sperimentate già tre anni fa, la sensazione del contatto però non è piacevole».

La specie, originaria dell’Atlantico, è stata introdotta con l’acqua di zavorra delle navi cisterna nel Mar Nero e nel Baltico. Con il tempo ha colonizzato altri mari, compreso il nostro. «La Mnemiopsis si nutre di zooplancton, tra cui anche i crostacei, larve e uova di pesce – spiega Antonella Penna, responsabile del Centro di Biologia ambientale dell’Università di Urbino - ed è proprio questo che la rende pericolosa per l’equilibrio marino. La specie è in grado di modificare interi ecosistemi e ridurre fortemente l’ittiofauna. Nel Mar Nero ha avuto effetti devastanti, tanto da compromettere totalmente la pesca. Benché le ragioni dell’esplosione non siano perfettamente comprese, tra queste ci sono la sovra-pesca, i cambiamenti climatici e l’eutrofizzazione. Secondo il rapporto della Fao – conclude l’esperta - lottare contro questi fattori migliorerebbe la qualità dell’ambiente e potrebbe ridurre il numero di meduse e di queste specie gelatinose alloctone».