Pesaro, la protesta: "Mio padre morto da solo in ospedale"

La lettera dopo il decesso al Santa Croce del genitore. "I politici, invece di perdere tempo a dare le colpe, risolvano i problemi"

Pesaro,ospedale,reparto covid

Pesaro,ospedale,reparto covid

Pesaro, 4 febbraio 2022 - E’ una lettera di protesta di una figlia che ha perso il padre. Questi, Pierino Biondi, 89 anni, è morto in ospedale a Fano, da solo, senza stringere la mano di un familiare. L’anziano era entrato al San Salvatore di Pesaro per dei problemi cardiaci, è morto all’ospedale di Fano per broncopolmonite, essendo coperto solo con un camicione.

Zona arancione, Marche verso la bocciatura dal 7 febbraio

Ecco la lettera della figlia Nadia Biondi: "Nonostante siano passati ormai 2 anni i nostri anziani anche se non malati di Covid, continuano a morire soli e abbandonati e chi resta ha il rimorso di non aver fatto abbastanza per i propri cari. Giovedì 20 gennaio per una serie di complicazioni soprattutto problemi cardiaci e di respirazione viene ricoverato mio padre, persona anziana. Abbiamo delle titubanze, veniamo rassicurati dai sanitari che ci avrebbero contattati per darci sue notizie. Il venerdì a tarda sera chiedo con tono minaccioso sue notizie dato che nessuno aveva chiamato. Poco dopo mi chiama una dottoressa facendomi il quadro medico. Mio padre respirava autonomamente, aveva una setticemia con infezione renale ma era già stato consultato il nefrologo e somministrata terapia antibiotica. Decorso abbastanza soddisfacente e si era in attesa di un letto nel reparto di Nefrologia".

Continua la lettera: "Sabato verso mezzogiorno dopo aver saputo e visto che una parente di una degente era riuscita ad entrare al pronto soccorso farle visita per 20 minuti circa, ho preteso di fare visita a mio padre. Mi sono stati concessi 5 minuti ma sufficienti per rendermi conto che mio padre stava benino era tranquillo e seduto nel letto. Esco tranquillizzata anche perché ho chiesto qualche notizia ed ho avuto rassicurazioni. La domenica a mezzogiorno chiamo e l’infermiera mi comunica che mio padre era stato trasferito all’ospedale di Fano. Dalle comunicazioni arrivate al mio cellulare sull’esito dei tamponi scopro che il trasferimento è avvenuto dalle ore 13 alle ore 13,30 sempre di sabato. Chiaramente chiedo spiegazioni con tono non certo pacato e nonostante mi fossi recata immediatamente in ospedale non sono riuscita a vedere mio padre, sempre causa direttive superiori.

Dopo 4 giorni mi viene concesso il permesso di rivedere mio padre che nel frattempo pur essendo molto lucido ha subìto una serie di complicazioni peraltro tutte prevedibili. Nella notte tra il sabato 29 e il 30, è deceduto, da solo. Com’è possibile che per una decisione importante come il trasferimento a Fano non venga coinvolto un familiare? In verità non è così per tutti i degenti. Infatti, sempre per informazione diretta, l’altra paziente ricoverata nello stesso periodo, prima di ogni cambiamento, venivano avvisati i propri familiari. Ora la paziente già ritornata a casa".

Ancora la lettera: "Avevo promesso a mio padre che lo avrei protetto ma non me l’hanno permesso. Non parlo dello strazio visto sul corpo di mio padre che, non riuscendo a chiedere aiuto, ha avuto anche l’uscita dell’ago dalle vene. I nuovi responsabili regionali della sanità oltre a fare la caccia alle streghe sulla passata gestione, si rendono conto che vanno riviste alcune problematiche sorte inizialmente anche in virtù delle vaccinazioni? Come si stanno facendo passi avanti per la scuola cosa si aspetta per aiutare i nostri anziani indifesi?"

L’emergenza Covid ha cambiato la prospettiva delle visite ospedaliere, soprattutto all’interno dell’ospedale San Salvatore. Essendo un nosocomio Covid, i familiari dei degenti sono tenuti obbligatoriamente fuori oppure è concesso loro un rapidissimo ingresso sotto sorveglianza del personale. Per questo, il ricovero di anziani per problematiche non legate al covid si sono trasformate spesso in un’evoluzione nefasta della malattia, ma senza che i familiari ne abbiano potuto avere consapevolezza perché impossibilitati ad entrare. E questo è apparsa una pratica insopportabile.