Pronto soccorso Pesaro, i primari: "Non è un ospedale da terzo mondo"

La replica di tutti i direttori dell'azienda ospedaliera dopo lo sfogo del primario del Pronto soccorso Umberto Gnudi

I primari di Marche Nord

I primari di Marche Nord

Pesaro, 24 dicembre 2021 - "Non è affatto un ospedale da terzo mondo". E' questo il messaggio che i primari dell'azienda ospedaliera Marche Nord hanno voluto far giungere alla città, dopo lo sfogo pubblico del dottor Umberto Gnudi, direttore facente funzione del Pronto soccorso, che aveva dipinto una situazione fuori controllo. "Se cominciamo a sparare a zero, cosa rimane? Non è il momento di creare tensioni e divisioni, bisogna che tutti ci diamo una mano, dalla base ai vertici aziendali". A questo proposito Gabriele Frausini, direttore di Medicina, ha annunciato una serie di iniziative che l'azienda ospedaliera ha messo in campo per soccorrere il Pronto soccorso, che al momento è in forte sofferenza, per carenza di organico e per il notevole afflusso di pazienti, spesso costretti a una permanenza di diversi giorni prima di trovare posto nei reparti. "Dal 2 gennaio - ha detto Frausini - medici con titoli equipollenti affiancheranno i colleghi del Pronto soccorso nei turni giornalieri. Ogni medico, parliamo di 106 professionisti, metterà a disposizione un turno ogni tre mesi. Spetterà poi ad ogni direttore organizzarsi con il personale, sempre in maniera spontanea e volontaria". 

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Ha aggiunto il primario di Chirurgia Alberto Patriti: "Noi stiamo lavorando con un ritmo altalenante ma garantendo sempre l'attività soprattutto per le patologie tempo-dipendenti. Il ritardo per le patologie benigne è stato recuperato. Abbiamo meno sale operatorie ma lavoriamo di più, anche oltre le 20 di sera. Senza orario, e in silenzio".

Concetti ribaditi da Giuseppe Visani, direttore del dipartimento di Oncoematologia: "Sparare nel mucchio compromette il lavoro che ciascuno di noi porta avanti ogni giorno. E' facile dire che va tutto male, ma bisogna rispettare il lavoro di tutti. Come noi cerchiamo di supportare il Pronto soccorso".

"La stampa - ha aggiunto Antonella Scarcelli, direttore di Dipartimento medico-specialistico - rassicuri i cittadini sul fatto che in quest'azienda troveranno sempre una risposta qualificata e specialistica. I concorsi per reclutare il personale ci sono, vengono banditi continuamente ma spesso vanno deserti. Ma nonostante queste difficoltà l'azienda ospedaliera non deve essere dipinta come indaguata, tutt'altro".

Ha spezzato una lancia rispetto al collega Gnudi, il direttore di Anestesia e Rianimazione Michele Tempesta: "Io comprendo lo stato d'animo del dottor Gnudi. Sono stati per lui come per noi due anni pesantissimi. Il suo non voleva probabilmente essere un atto d'accusa, ma un grido di dolore, anche se i toni utilizzati e il messaggio arrivato alla città impongono un chiarimento. L'ospedale ha risposto bene all'emergenza sanitaria. E' stato ed è un posto sicuro. La direzione, ben prima dello sfogo di Gnudi, aveva stilato un programma per supportare l'attività del Pronto soccorso. Io credo che sia passato un messaggio sbagliato, che va oltre le intenzioni dello stesso Gnudi".

Hanno poi sottolineato lo sforzo per il mantenimento dei livelli di assistenza pre-covid il dottor Alfredo Santinelli, direttore del reparto di Anatomia Patologica, Feisal Bunkheila, direttore unità operativa complessa Radioterapia, Monica Bono, direttore unità operativa complessa fisica medica e tecnologie biomediche e il dottor Giovanni Tarsi, direttore unità operativa complessa Cardiologia e Utic.

Ha posto l'accento sulla valenza dell'azienda ospedaliera a livello regionale il dottor Claudio Cicoli, "decano del materno-infantile" come lui stesso si è definito: "Dopo due anni dall'inizio della pandemia non mi sento affatto di lavorare in un ospedale da terzo mondo. Abbiamo avuto anche riscontri a livello nazionale per le nostre terapie monoclonali, siamo centro regionale per l'Ostetricia Covid, siamo stati i primi ad aumentare la dotazione di posti letto in Terapia intensiva. E assorbiamo l'80% del carico regionale per quanto riguarda i malati covid. Il bilancio è positivo: abbiamo dato risposte di alto valore professionale, e se i numeri sono calati, questo è successo in tutte le sedi ospedaliere. Sono fiero di appartenere ad un'azienda come questa".

Alla cronista che faceva notare le criticità e insostenibilità di una gestione regionale in cui si demanda all'ospedale Marche Nord la presa in carico di pazienti Covid ben oltre il bacino provinciale, sibillina ma efficace è stata la risposta del primario Patriti: "Sui cadaveri dei leoni festeggiano i cani credendo di aver vinto. Ma i leoni rimangono leoni e i cani rimangono cani”.