Pesaro, picchiata dal padre perché lesbica. L'agguato dei genitori

Paura in viale Fiume: padre e madre tirano fuori la figlia 20enne dall’auto della fidanzata. Salvata dall’addetto di un hotel

L’hotel Due Pavoni, dove è avvenuto l’agguato

L’hotel Due Pavoni, dove è avvenuto l’agguato

Pesaro, 9 novembre 2021 - Ha detto ai genitori di essere lesbica, di amare un’altra donna. Loro, padre musulmano, madre pesarese, di 53 e 58 anni, hanno subito reagito molto male fino ad arrivare a tendere un agguato alla figlia all’uscita dal lavoro. E’ successo sabato scorso, alle 14, in viale Fiume. La giovane era attesa dalla sua fidanzata al volante della macchina. Mentre la 20enne stava salendo, il padre è spuntato alle spalle e l’ha afferrata per i capelli trascinandola fuori per poi sferrarle due schiaffi in faccia. La madre, accanto, le urlava di tutto. Ma il caso ha voluto che ad assistere all’aggressione ci fosse un dipendente, Roberto, dell’hotel Due Pavoni.

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Che racconta: "La ragazza aveva preso gli schiaffi, piangeva, era agitata, sembrava sul punto di esplodere. Io ho notato la scena e sono andato verso di lei. Si è divincolata, mi ha detto che era stata schiaffeggiata dal padre – prosegue nel suo racconto il portiere dell’hotel – e che anche la madre le rendeva la vita impossibile perché non accettavano il suo essere lesbica. A quel punto, l’ho portata con me in hotel e ho impedito ai genitori di seguirla e metter piede nella proprietà dell’albergo ordinando loro di stare fuori o altrimenti avrei chiamato la polizia. Mi sono preoccupato anche della ragazza bloccata in macchina, dicendole di scendere e di venire in hotel senza paura. Nessuno l’avrebbe toccata".

«Una volta dentro , con i genitori fuori ad aspettare – continua Roberto – ho chiesto alla 20enne se intendeva parlare con la sola madre. Con molta riluttanza ha detto di sì, e ho fatto entrare la donna. Tra madre e figlia è scoppiato subito il pandemonio. La giovane le urlava che le rendeva la vita un inferno perché non accettava che fosse lesbica. Ho fatto di nuovo uscire dall’hotel la madre perché temevo che la situazione potesse degenerare. Ho chiesto alla figlia se intendeva chiamare la polizia, ma la compagna le ha consigliato di no, per non compromettere i genitori. I quali non demordevano. Allora ho detto loro che potevano parlare alla figlia stando fuori dall’hotel. Pochi minuti e anche questo secondo incontro è finito in fretta per l’impossibilità di comprendersi". "Di lì a poco, sono arrivati degli amici delle ragazze che le hanno prese in consegna. Stamattina (ieri ndr)– conclude l’uomo – la ragazza è venuta a trovarmi per ringraziarmi e per dirmi che finalmente è andata via da casa dopo aver molto penato per le botte. So che è andata alla polizia a presentare la denuncia".

Il che in effetti è vero. Ma ci sono andati anche i genitori per denunciare a loro volta la scomparsa della figlia. Da quanto si è appreso, la procura ha aperto un fascicolo d’indagine per maltrattamenti. La giovane in fatti avrebbe messo per iscritto il comportamento dei genitori negli ultimi anni, ancor prima che dicesse loro di essere lesbica. Avrebbe poi anche parlato di botte, pedinamenti, insulti, di esser stata seguita anche da un investigatore privato. Ha rifiutato una soluzione che le era stata prospettata dalle forze dell’ordine, quella cioè di esser portata in una casa protetta ma ha preferito prendere alloggio da amici. ro.da.