Prete indagato e misteri. Sospeso, non trasferito. Vive vicino alla parrocchia

Don Pellizzari alloggerebbe in una casa non lontano dalla chiesa cattolica. Ma il vescovo di Friburgo gli impedisce di esercitare il servizio sacerdotale .

Prete indagato e misteri. Sospeso, non trasferito. Vive vicino alla parrocchia

Prete indagato e misteri. Sospeso, non trasferito. Vive vicino alla parrocchia

Sospeso ma non trasferito. Il sacerdote del mistero, il cui telefono squilla per noi a vuoto da giorni, secondo fonti giornalistiche svizzere si troverebbe tutt’ora a Le Locle, 10mila abitanti, senza poter officiare la messa né svolgere attività riconducibili alla sfera religiosa. Il vescovo di Friburgo Morerod lo ha sospeso dal servizio sacerdotale già dalla fine del settembre scorso ossia da quando il vescovo Salvucci aveva segnalato al Dicastero ecclesiastico e al proprio omologo elvetico un presunto caso abuso su minore che riguardava proprio don Roberto Pellizzari, sacerdote della parrocchia locale.

Il sacerdote, 63 anni, originario di Sant’Angelo in Vado, era tornato a vivere in Svizzera nel 2022 dopo aver vissuto insieme alla mamma malata, assistita anche da una badante prima di essere ricoverata nel 2020 in una casa di riposo, per i tre anni precedenti. Gli abitanti di Sant’Angelo in Vado raccontano di averlo visto in paese, l’ultima volta, nel 2023 quando sarebbe rimasto circa un mese per sbrigare il trasloco dai mobili (in parte venduti ad un negozio della zona e in parte portati in Svizzera attraverso un’impresa locale). La villa è in vendita già dagli inizi del 2022. E Don Pellizzari è ancora a Le Locle e non sarebbe stato trasferito, come inizialmente ipotizzato dai giornali svizzeri, all’abbazia di Hauterive, vicino a Friburgo, in un convento già noto, secondo le stesso fonti giornalistiche, per aver accolto già in passato diversi ecclesiastici in situazioni analoghe.

Don Pellizzari si troverebbe quindi in un alloggio della parrocchia non lontano dalla chiesa cattolica. C’è una sola parrocchia tra Le Locle e La Chaux-de-Fonds e i sacerdoti, compresi i cappellani delle comunità straniere, sono condivisi tra le due città. La Chaux-de-Fonds ha 35.000 abitanti e Le Locle 10.000, ma le due città sono molto vicine. Tradizionalmente si trattava di città protestanti, ma dagli anni Cinquanta sono aumentati i cattolici a causa dell’immigrazione italiana, spagnola e portoghese. Da qui la necessità di sacerdoti provenienti da queste regioni. Non sono noti provvedimenti restrittivi, se non la misura disciplinare della sospensione disposta dal vescovo, né procedimenti penali a suo carico in Svizzera e la procura italiana mantiene il più stretto riserbo sull’inchiesta aperta già dal 2023. La maxi perquisizione che ha sollevato un velo sulla vicenda è stata fatta sabato scorso: sei mesi dopo l’inizio dell’inchiesta. Questa tempistica solleva molti interrogativi sulla possibilità che siano emersi elementi di indagine nuovi da cui sia scaturita la necessità di una ricerca di prove, tracce e liquidi biologici per rilevare i quali la polizia scientifica di Ancona, intervenuta con otto agenti a mettere i sigilli alla villa di via Piobbichese, è dotata degli strumenti più avanzati. Prima ancora dei sigilli, già dai primi di marzo, la Procura di Urbino aveva raccolto informazioni e testimonianze ascoltando persone vicine alla presunta vittima. Cosa sia emerso da queste testimonianze è coperto dal segreto di indagine.