REDAZIONE PESARO

Sfinito dalla stanchezza: bagnino e Guardia costiera soccorrono kitesurfer

Era a circa 400 metri dalla riva, davanti ai bagni Tino: è calato il vento di bora e lui non riusciva a rientrare. Aveva l’aquilone attaccato. Poi è stato raggiunto

Il kitesurfer è stato salvato a circa 400 metri da riva: non riusciva a rientrare

Ieri mattina intorno alle 10 e 30 è scattato l’allarme per un giovane pesarese che con il vento di Bora ha preso il mare davanti ai bagni Tino, quindi ai confini con l’imboccatura del porto, per fare Kitesurfing che è quella specie di paracadute che permette agli appassionati di surf, con grandi balzi, di volare sulle onde sfruttando la forza del vento.

Se ne vedono quando tira maestrale o bora sia al Moletto che proprio ai bagni Tino. Il problema è che è calato improvvisamente il vento ed il giovane ‘acrobata’ si è trovata in grande difficoltà a circa 400 metri dalla riva.

Ad accorgersene il bagnino di salvataggio che ha preso la tavola da surf per raggiungerlo "perché con il moscone era troppo pericoloso e si rischiava di ribaltarsi per le onde grosse", racconta Roberto Federici il bagnino di salvataggio. "Era una decina di minuti che lo stavo osservando da terra – continua – e vedevo che tutte le volte che tentava di portarsi a riva non ci riusciva anche perché la corrente in quel punto, è anche molto forte e ti riporta verso il mare aperto con il rischio fra l’altro di finire contro gli scogli. Molto probabilmente, sfinito per la fatica perché tutti gli sforzi erano vani, è scattata forse anche la paura per cui ho chiamato anche la Capitaneria di porto che si è mossa con una motovedetta. Quando sono arrivato ad una cinquantina di metri dal surfista, sono arrivati gli uomini della Capitaneria che lo hanno tratto a bordo riportandolo a terra".

Sul molo di Levante era arrivata anche una ambulanza ma il ragazzo che si stava piano piano riprendendosi dallo spavento e dallo sfinimento fisico non è poi voluto andare al pronto soccorso del San Salvatotore.

Anche se i soccorritori hanno parlato "di una persona molto provata". A mettere in maggior difficoltà il giovane surfista il fatto "che tentava di rientrare a terra con l’aquilone attaccato – una specie di paracadute, ndr – per cui la fatica era molto maggiore. E questo fattore lo ha messo in difficoltà. Ci ha provato un paio di volte ma vanamente per cui tornava verso il largo".

Fra l’altro Roberto Federici, 45 anni, bagnino esperto, mette anche in evidenza lo stato del mare. "Le onde erano alte almeno un metro per cui fino a quando non sono arrivate vicino al surfista, era difficile anche scorgerlo ed individuarlo perché non si riusciva a vederlo". Comunque grande paura ma tutto alla fine è finito nel migliore dei modi.