Subtridente, sequestrata la pedana Nel mirino 33 centimetri in più rispetto al progetto

Migration

Non c’è pace al porto di Pesaro. Oltre al caso Piadamarina, il chiosco a cui l’autorità portuale di Ancona ha appena ordinato di smantellare la struttura e liberare lo spazio di proprietà del demanio per mancanza di licenza edilizia, non va meglio neppure sull’altra sponda. Lunedì scorso, gli uomini della Capitaneria di porto sono andati a mettere i sigilli alla pedana e passerella in legno realizzata nella sede della Subtridente. Contestano 33 centimetri in più rispetto al progetto depositato. Una modifica di poche spanne che qualcuno ha segnalato, facendo scattare il sequestro penale. Ora l’associazione dovrebbe correre ai ripari cercando di sanare il prima possibile quella porzione considerata "fuorilegge".

Il sequestro della Capitaneria è solo l’ultimo ostacolo, in ordine di tempo, che la Subtridente si trova ad affrontare. C’è maretta tra i soci, un paio di centinaia di iscritti, già da diversi mesi. Dissapori tra vecchie e nuove correnti. C’è chi contesta la gestione dell’attuale presidenza e compagine del consiglio, chiede maggiore trasparenza e partecipazione alle decisioni che riguardano eventuali innovazioni dell’associazione e della stessa struttura che ospita la sede della Subtridente. Non manca chi fa sapere di essere contrario anche all’utilizzo delle telecamere installate sui locali in strada tra i due porti perché violerebbero la privacy dei soci. E chi parla persino di gestione "dittatoriale" dell’ente.

Da parte del presidente in carica della Subtridente, Maurizio Tonelli, più volte contattato via telefono, ancora nessuna risposta o presa di posizione.