Edmondo Luchetti e la chiesina di san Pietro di Massa (PU)
Monte Nerone (Pesaro e Urbino), 19 maggio 2020 - Che sul Monte Nerone ci sia un tesoro nascosto lo si racconta da tempi remoti, ma la località esatta e l’origine è ancora un mistero, di cui si è interessato il ricercatore storico Edmondo Luchetti di Serravalle di Carda. Luchetti è andato ad approfondire la vicenda negli archivi storici; grazie al suo lavoro è emerso che la vicenda del tesoro nascosto non è frutto di sogni. «Siamo a Pesaro nell’estate del 1867 – racconta Luchetti mostrandoci un documento – quando sulla scrivania del Procuratore del Re arriva un’informativa dalle carceri di Pesaro. L’antica fortezza di Rocca Costanza voluta dagli Sforza, e dove qualche anno prima si era asserragliata l’ultima disperata resistenza dell’ultimo Legato pontificio della provincia metaurense, era adibita a prigione dal neonato Regno d’Italia». Di cosa si trattava? «Il 27 giugno 1867 il Procuratore viene informato che “in seguito alla morte avvenuta in queste carceri giudiziarie dei detenuti Sciamanna Giuseppe di Smirra di Cagli e Marini Giuseppe di Saltara, il sottoscritto incaricato alla direzione delle carceri è venuto in cognizione che il defunto Sciamanna prima di morire confidasse al detenuto Marini di avere sepolto e nascosto, avanti la sua carcerazione, una quantità di monete fra oro ed argento per il valore di 3.000 scudi, ovvero pari a lire 15mila». Ma oltre al direttore, con la sopraggiunta morte del Marini, erano venuti a conoscenza di questo segreto anche un altro detenuto che svolgeva le mansioni di infermiere, Alessandro Magini di Fano, e il guardiano Giuseppe Bendia.
