"Vuelle, scacciamo l’ansia nei finali di gara"

Repesa invita la sua truppa a giocare più tranquilla: "Studieremo perché ci capita, ma continuando a vincere sarà più facile crescere"

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"Faremo le nostre analisi ma è molto più facile crescere vincendo che perdendo". Così Repesa aveva salutato a fine conferenza stampa domenica. Nonostante le vittorie, il coach croato è un tipo meticoloso, che non allenta mai la pressione sul lavoro da fare, soprattutto se ci sono ancora margini per migliorare. Ieri la truppa si è radunata per riprendere il lavoro dopo il classico lunedì di riposo e di sicuro il ’komandante’ non avrà mancato di sottolineare dove e perché si è rischiato di rimettere in discussione una partita già in pugno. Che ha fatto divertire come pazzi i 4.500 dell’arena, ma li ha fatti anche stare col cuore in mano negli ultimi minuti con Varese che si era riavvicinata minacciosa. Senza voler guardare il pelo nell’uovo di un gruppo che ha già più del 50% di vittorie, e dunque sopra le aspettative, la tranquillità che quest’atmosfera positiva genera, concede e le occasioni di compiere altri passi avanti. Il coach nell’analizzare il match aveva messo sotto la lente alcune situazioni, di cui una difensiva.

"Avevo chiesto niente tiri facili dopo 7-8 secondi e invece in queste situazioni abbiamo subìto 40 punti. Questo intendo quando dico che dobbiamo maturare ed eseguire le cose che prepariamo durante la settimana". L’altra puntualizzazione riguardava l’attacco: "A Cheatham e Charalmpopoulos avevamo chiesto di portare i loro avversari spalle a canestro sapendo che erano più piccoli di looro: lo hanno fatto abbastanza, ma questa situazione doveva pesare di più, siamo stati troppo statici, invece dovevamo sbilanciare di più la loro difesa".

Si è soffermato poi sui singoli: "Mazzola è stato bravissimo, meglio che a Trento dove in difesa aveva fatto più fatica. Nel finale mi ha chiesto cambio perché era stanco e in quel frangente abbiamo rischiato grosso: dopo il time-out la squadra ha ritrovato concentrazione ma tante cose devono essere più consistenti, non dobbiamo addormentarci e soprattutto bisogna avere meno ansia nei finali di gara. Studieremo il perché".

Naturale chiedergli di Visconti che dopo l’exploit di Brescia sembra di nuovo intimorito: "Arriverà anche Riccardo, ma deve entrare con più tranquillità: non mi arrabbio con lui se sbaglia un buon tiro, ma se manca le rotazioni difensive. Per questo l’altra sera ho preferito Delfino. Ma non lo vedo in difficoltà, con la voglia di lavorare correggerà i suoi errori". Ci sono due sconfitte che ancora bruciano e Repesa anche su questo ha la sua posizione: "A Trento e con Napoli abbiamo perso senza avere l’ultimo tiro e naturalmente crescono le possibilità di perdere se l’ultima palla è in mano agli avversari. Dobbiamo essere meno buoni".

Insomma dal punto di vista psicologico un po’ meno ansia e un po’ più di cattiveria basterebbero per un ulteriore salto di qualità. Ma il paradosso è che questa Carpegna Prosciutto è la squadra che perde meno palloni in serie A (insieme a Brindisi), 108 in tutto sin qui, pari a 10,8 di media a partita. Sarebbe interessante andare a verificare quanti palloni perde però nell’ultimo quarto, se non addirittura negli ultimi cinque minuti di gara. Naturale che la gestione dei palloni che scottano generi più apprensione, ma la qualità degli attacchi, in genere sempre molto alta, non può scendere in maniera così netta nei finali di gara. Con Varese a -11 (96-85) negli ultimi 3’30’’ ricordiamo la persa di Kravic, il passaggio sbagliato di Rahkman allo stesso Kravic, poi quello sbagliato da Gudmundsson ed infine i due liberi falliti da Charalampopoulos prima che arrivasse la bomba risolutiva di Cheatham. Che fra l’altro è stato bravissimo e molto freddo perché ha ricevuto il passaggio quando mancavano pochi secondi allo scadere dei 24’’. Ma permettersi di analizzare nei dettagli una vittoria anzichè godersela e basta significa comunque che le aspettative si sono alzate. Buon segno.

Elisabetta Ferri