Ballottaggio Parma e Piacenza, il Pd sogna: "Possiamo riprenderci le città"

Si sceglie il sindaco. Il segretario regionale Tosiani: "Abbiamo già vinto in 11 comuni su 19"

Elezioni comunali: la geografia politica regionale

Elezioni comunali: la geografia politica regionale

Parma, 24 giugno 2022 - La notte della rugiada, che a Parma è una religione, ha il sapore della festa anticipata. Lo sa bene Michele Guerra, il candidato sindaco del centrosinistra, che potrebbe riportare al governo della città una coalizione relegata all’opposizione dal 1998. Nessuna certezza, ma l’ex sindaco Pietro Vignali (sostenuto da Lega e Forza Italia) parte con venti punti di distacco e la consolazione che nelle ore della tortellata di San Giovanni (nella notte della rugiada, appunto, si mangiano nei cortili i tortelli affogati nel burro e asciugati nel parmigiano, parola di cultori) potrebbe ridurre la forbice grazie alle proposte su caro bollette ed emisssioni. Parma, anche se in maniera minore rispetto a Verona (lì il candidato civico sostenuto dal Pd, l’ex calciatore Damiano Tommasi, potrebbe fare lo sgabetto a Federico Sboarina e a un centrodestra diviso), è una partita nazionale in questa tornata di ballottaggi che domani faranno da ultimo antipasto alle Politiche 2023. E insieme con Piacenza potrebbe regalare due scenari fino a pochi mesi fa ritenuti insperati: una vittoria delle grandi città al Pd nazionale e un clamoroso 4 su 4 nelle città da ballottaggio in Emilia-Romagna. Cinque anni fa, il Pd non governava in nessuna di queste.

Pietro Vignali e Michele Guerra si sfidano a Parma
Pietro Vignali e Michele Guerra si sfidano a Parma

Leggi anche Ballottaggio Verona, la sfida è nazionale. È il centrodestra a rischiare di più

Il segretario regionale dei democratici Luigi Tosiani, dopo il successo di Matteo Lepore a Bologna, punta al poker: "Il primo turno è stato già estremamente positivo, dei 4 comuni al voto sopra i 15mila abitanti, ne abbiamo vinti due, Riccione e Budrio. In tutti e quattro eravamo all’opposizione. Il centrosinistra oggi governa in 11 comuni su 19, prima eravamo a quota 5 – ragiona l’ex capo del Pd di Bologna –. Siamo anche in vantaggio nei due ballottaggi, domani la nostra rosa potrebbe arricchirsi ancora. E sono soddisfatto di com’è andata perché stavolta il centrosinistra giocava all’attacco e non in difesa. A Parma il Pd non ha mai governato, a Piacenza la sfida è alla sindaca uscente". Tosiani afferma che il Pd ha "presentato una proposta larga, plurale, lavorando senza sosta, dando attenzione ai bisogni delle persone: il voto al primo turno ci ha dato una responsabilità da interpretare. Se pensiamo poi che alle Regionali avevano perso di 10 punti a Piacenza... beh, potrebbe essere un segnale nazionale enorme".

Elezioni comunali, ballottaggio Parma e Piacenza: quando si vota e fac simile della scheda

Il leader della Lega, Matteo Salvini, non ha dubbi: "Ora l’importante è unirsi e votare i candidati di centrodestra. Uniti si vince da Nord a Sud. E Vignali può farcela". A Parma, Fratelli d’Italia correva da sola e il candidato Priamo Bocchi ha ottenuto il 7,5%. Ora il sostegno a Vignali che punta al ribaltone e, dallo Stradone, in serata lancia l’assalto: "Possiamo vincere, andate a votare". Per Andrea Ostellari, cmmissario della Lega Emilia, "Parma merita una storia e sindaco nuovi e un percorso di rilancio vero della città, che la sinistra ha storicamente considerato come le Cenerentola dell’Emilia. Il centrodestra, finalmente unito, e le forze civiche sostengono fino in fondo questo percorso. L’invito è di andare a votaree e farlo per l’amore di Parma".

Resta però in campo il 13,5% di un altro candidato, Dario Costi, sostenuto dalla storica lista civica ‘Civiltà parmigiana' e da Azione, la cui posizione "mai con Vignali", suona come un’indicazione di voto. Per Guerra: "Basta una croce, per scegliere il futuro e non tornare indietro e rivedere la vergogna di una città portata sull’orlo del fallimento e commissariata", dice il candidato del centrosinistra. Il Movimento 5 Stelle, che nel 2012 fece di Parma la prima città conquistata con Federico Pizzarotti, non si è presentato. Stelle cadenti. Anzi, cadute.

La guida al voto: ballottaggio anche a Jesolo, Feltre e Thiene

Patrizia Barbieri e Katia Tarasconi
Patrizia Barbieri e Katia Tarasconi

E Piacenza? Scenario opposto. Sarà una guerra all’ultimo voto, fra due donne forti, senza peli sulla lingua: impossibile fare pronostici. Katia Tarasconi si è fermata appena sotto il 40%, mentre la sindaca in carica Patrizia Barbieri, sostenuta dal centrodestra, è arrivata vicina al 38%. A decidere tutto saranno gli altri candidati: gli elettori di Stefano Cugini (11%, Sinistra e 5 Stelle) potrebbero premiare Tarascaoni, i liberali di Sforza Fogliani (8%) parevano più vicini a Barbieri, ma non hanno dato indicazioni. "Svolgo il mio lavoro di sindaca fino all’ultimo giorno, il lavoro non è mai finito, vado a casa alle undici di sera e va bene così", dice Barbieri. Pronta, in caso di sconfitta, a tornare "al mio lavoro di avvocato, già da lunedì: non ho mai vissuto di politica". D’altronde il leit motiv della sua campagna è stato "il mio partito è Piacenza". E Tarasconi? Beh, ha le idee chiare: "Non sono wonder woman, non sono qui per fare promesse, l’unica mia promessa è che se sarò eletta lavorerò sodo per realizzare le cose che chiedono i piacentini". Candidate allo specchio. Unica certezza: Piacenza resterà l’unica città d’Italia sopra i 100mila abitanti ad avere una sindaca.