Referendum 2020, sì o no? Come votare e perché. Orario, quesito, fac simile scheda

Il 20 e 21 settembre si decide sul taglio dei parlamentari: guida ragionata al voto. Alle urne 3,3 milioni di emiliano-romagnoli e 1,3 milioni di marchigiani

Referendum 2020, il fac simile della scheda

Referendum 2020, il fac simile della scheda

Bologna, 18 settembre 2020 – Sì o no al taglio del numero dei deputati e dei senatori? Al referendum costituzionale 2020 l'ardua sentenza. Se fino a qualche tempo fa il quesito poteva apparire addirittura superfluo, negli ultimi giorni la percezione è cambiata. Non sono pochi, infatti, i nomi illustri che hanno palesato l’auspicio che resti tutto com’è. Dentro i partiti e fuori. Eppure, nel tormentato iter parlamentare erano stati proprio i partiti ad optare per il taglio della loro presenza numerica tra gli scranni di Montecitorio e Palazzo Madama. Quegli stessi partiti che oggi, più o meno entusiasti, sono schierati in massa sul fronte del sì, seppure con sfumature diverse. Una falange compatta come raramente si vede, pochissime le defezioni: M5S, Pd, Lega e FdI, cioè le compagini più quotate nei sondaggi, sono dichiaratamente a favore della riduzione. Il vento dell’antipolitica o la sindrome di Stoccolma, sostiene qualcuno. Ad ogni modo, ora il pallino è nelle mani dei cittadini.

Per approfondire Referendum 2020, come votano i partiti - Elezioni 2020 e referendum, orari, dove e per cosa si vota il 20-21 settembre - Marche, la guida delle Regionali - Emilia Romagna, tutto sulle Amministrative - Referendum 2020, la guida al voto a Bologna

Orario apertura dei seggi

L’appuntamento è per il 20 e 21 settembre: domenica le urne saranno aperte dalle 7 alle 23, mentre lunedì solo dalle 7 alle 15. Subito dopo avrà inizio lo spoglio.

Il quesito. Com’è ora e come potrebbe cambiare il Parlamento

Per cosa si vota? Lo spiega nella consueta forma un po’ nebulosa il quesito che troveremo sulla scheda. Recita così: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente ‘Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari’, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 240 del 12 ottobre 2019?”.

Tutti quei richiami normativi lo fanno sembrare difficile. Non lo è. La traduzione è presto fatta: se dovesse vincere il sì, il Parlamento dimagrirebbe di 345 unità. I deputati diventerebbero 400, i senatori 200. Se, invece, a sorpresa la spuntasse il no, tutto resterebbe com’è: 630 deputati e 315 senatori. Non è richiesto nessun quorum, dunque l’esito è valido a prescindere da quante persone partecipino alla consultazione.

Il fac simile della scheda

Referendum 2020, sì o no? Come votare e perché

Sebbene quasi tutti i partiti, ad eccezione di +Europa e Azione, siano per il sì, c’è chi non resiste alla tentazione di politicizzare la questione. D’altra parte, a dettare l’agenda su questo tema è il Movimento 5 Stelle: prima ha fortemente voluto l’approvazione della legge costituzionale sulla cui ‘conferma’ siamo ora chiamati a pronunciarci, e adesso è l’unica compagine mobilitata per la campagna a favore del taglio dei parlamentari. Per questo tra le opposizioni c’è qualcuno che ammicca al no, sperando che un rovescio referendario metta in crisi la maggioranza di Governo.

Al di là della battaglia politica, esistono ragioni serie sia per votare sì sia per votare no. Vediamole. I sostenitori della sforbiciata adducono il risparmio stimato di 100 milioni all’anno alla voce stipendi dei parlamentari, la maggiore efficienza degli eletti e lo stop alla proliferazione dei micro-gruppi parlamentari.

I contrari obiettano che: l’Italia ha già uno dei rapporti più bassi d’Europa tra popolazione ed eletti; il taglio provocherebbe una drastica riduzione della rappresentatività in Parlamento con un indebolimento del rapporto tra elettori ed eletti (alcune Regioni non sarebbero rappresentate a sufficienza); ci sarebbero infine complicazioni nel lavoro delle commissioni. Tutto ciò a fronte di un alleggerimento del bilancio dello Stato poco più che simbolico.

Referendum, perché si vota?

Come detto, il Parlamento si è già pronunciato sulla riduzione dei membri di Camera e Senato approvando una legge di revisione costituzionale. Perché allora si torna sulla questione? Per il fatto che in seconda deliberazione la riforma non ha ottenuto la maggioranza qualificata, ossia i due terzi dei voti dei membri di ciascuna camera. Così, Costituzione alla mano, 71 senatori hanno potuto chiedere il cosiddetto referendum confermativo. Hanno cioè passato la palla ai cittadini, che il 20 e 21 settembre diranno la loro.

Chi vota

Hanno diritto di voto tutti i cittadini italiani iscritti nelle liste che avranno compiuto il 18° anno di età entro il 20 settembre 2020. Per esercitarlo, dovranno presentarsi ai seggi muniti di un documento di riconoscimento e della tessera elettorale. Sono oltre 3,3 milioni gli emiliano-romagnoli (1,7 milioni donne e 1,6 milioni uomini) chiamati alle urne per il Referendum; 1,3 milioni i marchigiani (641mila uomini e 679mila donne).

Come si vota

Partecipare è semplicissimo, le alternative sono solo due. Ricevuta la scheda elettorale ed entrati in cabina, si traccia un segno sulla casella del sì nel caso si sia favorevoli alla riduzione del numero dei parlamentari, oppure su quella del no qualora si sia contrari.

Referendum e Covid, le regole

Purtroppo, a questa consultazione referendaria partecipa anche un convitato di pietra: il Covid-19. Volenti o nolenti, bisogna farci i conti. Per evitare il contagio elettorale, è necessario rispettare regole ben precise. Al seggio, per esempio, è obbligatorio l’uso della mascherina. Inoltre, occorrerà mantenere il distanziamento e igienizzare spesso le mani. Buone condotte a cui ormai siamo abituati.

Ovviamente, seggio precluso per chi ha sintomi respiratori o temperatura corporea superiore a 37,5 gradi. Lo stesso vale per chi è stato in quarantena o in isolamento domiciliare e per chi è entrato in contatto con persone positive nei 14 giorni precedenti.

Il voto, tuttavia, è un diritto costituzionale, quindi si possono percorrere strade alternative. Coloro che hanno contratto il virus, si trovano in quarantena ospedaliera o domiciliare, oppure in isolamento fiduciario, potranno comunque partecipare dal proprio domicilio previa domanda all’ufficio elettorale del Comune di residenza.