ANDREA COLOMBARI
Cronaca

Alluvione, che futuro senza piani speciali?

*continua dalla prima pagina Va bene partire dalle urgenze, a rigor di logica. Ma... E il resto? L’impressione è che sia un...

*continua dalla prima pagina

Va bene partire dalle urgenze, a rigor di logica. Ma... E il resto?

L’impressione è che sia un modo per spazzare il piano di grandi (e costose) opere sotto il tappeto, che quindi non ci saranno: ricostruiremo il ponte delle Grazie a Faenza o ripareremo le strade franate, ma non creeremo nuove casse di espansione, né definiremo i criteri per gestire i fiumi (dalla vegetazione ai ponti, le cui arcate possono diventare ’tappi’ per il legname). Speriamo che il nuovo commissario ci stupisca approvando quegli interventi che servono a mettere tutti in sicurezza, ma il timore è che alla fine ci si limiterà a ratificare la ’nuova normalità’ post maggio 2023: quella in cui chi può si trasferisce e chi non può resta con il fiato sospeso a ogni pioggia. Quella in cui l’eccezione diventerà normalità e finirà, come sempre, per fare più male a chi ha meno mezzi e meno risorse. Non si può dire che i Comuni non stiano facendo la loro parte: l’hanno fatta anche martedì scorso, presentandosi al nuovo commissario compatti, chiedendo i piani speciali e facendo presenti i disagi delle loro comunità. A Faenza, una delle realtà più grandi del territorio, il sindaco ci ha messo una pezza con la ’disobbedienza istituzionale’, erogando soldi ai cittadini e mettendo in cantiere le prime opere. Non tutti i Comuni, però, possono permettersi di farlo. E vivere sicuri non dovrebbe essere solo un diritto dei più ricchi.

Sara Servadei