
Vanes Poluzzi, responsabile della qualità dell’aria di Arpae "Negli anni 70 era peggio, ma ora è aumentato l’irradiamento solare".
Come cambierà l’aria a Ravenna di qui al 2030? E quanto il cambiamento climatico influirà su quello che i cittadini respirano? Il prevedibile aumento delle temperature e dell’irraggiamento solare potrebbe infatti avere una ripercussione soprattutto su una delle componenti dell’atmosfera attenzionate da Arpae quale ‘termometro’ della qualità dell’aria, e cioè l’ozono. Prima di entrare nel dettaglio, Vanes Poluzzi, dal suo osservatorio di Arpae, riavvolge il nastro di come è cambiata l’aria a Ravenna negli ultimi decenni, rispetto ad esempio a quando, "negli anni Settanta, la città era regolarmente coperta da una cappa di smog – ricorda –. Il velo grigio che un tempo ricopriva Ravenna oggi è un lontano ricordo, ma la rimozione di quello strato di anidride solforosa, se da un lato ha migliorato la qualità della nostra vita, dall’altro ha probabilmente anche aumentato l’irraggiamento solare. È l’irraggiamento, insieme alle alte temperature, a dare vita alle reazioni chimico-fisiche che trasformano elementi prodotti dalla combustione, come ossidi di azoto e composti organici volatili a base di carbonio, in ozono".
L’aumento delle temperature sarà accompagnato da un paragonabile aumento della concentrazione di ozono? "Sul fronte delle temperature possiamo dire di sapere quello che ci aspetta: aumenteranno. Non abbiamo invece certezze altrettanto granitiche per quanto riguarda l’irraggiamento solare: le estati possiamo prevedere saranno più lunghe e calde, ma molto dipenderà da quanto saranno intervallate dalle perturbazioni. Su questo fronte le variabili sono soprattutto due".
Quali? "Dove tenderanno a concentrarsi le precipitazioni innescate dalla maggiore evaporazione marina? E quanto i sistemi subtropicali investiranno l’Europa meridionale? La nostra è una latitudine di confine fra l’Europa mediterranea e quella centrale: i primi studi sembrano dirci che almeno in autunno le precipitazioni potrebbero concentrarsi. Delle estati lunghe e stabili, ad ogni modo, innescherebbero probabilmente una maggiore concentrazione di ozono".
L’umanità in realtà avrebbe ancora un’alternativa, non è così? "Diminuire alla radice le emissioni degli inquinanti alla base della formazione di ozono, il che si traduce nell’abbandono delle fonti fossili quali carbone, petrolio e gas. Non abbiamo altra scelta: per questo nel 2030 i limiti saranno più rigorosi".
Filippo Donati