REDAZIONE RAVENNA

Capanni balneari al Tar: "Ricorso per salvarli"

La speranza di Italia Nostra, che sostiene la posizione dei proprietari, è che "sia fatta chiarezza affinché questo patrimonio venga protetto" .

Una manifestazione dei capannisti (foto Corelli)

Una manifestazione dei capannisti (foto Corelli)

Sarà il Tar dell’Emilia Romagna a occuparsi della questione dei capanni che punteggiano il litorale ravennate. La speranza di Italia Nostra, che sostiene le posizioni dei capannisti, è che "venga finalmente fatta tutta la necessaria chiarezza affinché questo prezioso patrimonio di cultura e di tradizione, di capanni, di dune e di paesaggio ormai scomparsi in ogni altra parte d’Italia" "possa venire protetto e tramandato". Nel frattempo, lo scorso mese di giugno, la stessa Italia Nostra, tramite l’avvocato Giuliano Picchio del Foro di Perugia, ha presentato un ricorso al capo dello Stato per opporsi alla demolizione dei capanni balneari storici sancita dal Comune di Ravenna con l’ordinanza di abbattimento del gennaio scorso. Ordinanza che non è stata applicata se non da pochi capannisti che hanno frettolosamente eseguito quanto consigliato loro, ossia demolire tutto subito pena gravi ripercussioni sul piano penale ed economico. "L’ordinanza – si legge in una nota di Italia Nostra –, che resta tuttora inspiegabile circa le reali motivazioni, ha presentato un serie incredibile di aspetti poco chiari: dalla mancanza della Valutazione dell’impatto sulle demolizioni, autorizzate in un periodo in cui i lavori sono vietati nelle aree tutelate dal punto di vista ambientale all’assenza di un piano della sicurezza e di destinazione dei materiale di risulta con demolizioni a carico dei capannisti stessi che dovevano entrare nel concomitante cantiere del ‘Parco Marittimo’ e, ciò che è più grave, privo di qualsiasi valutazione da parte degli organi competenti, Soprintendenza in primis, sul fatto che si tratta sia di manufatti di valore storico, sia di elevato valore paesaggistico".

Valutazione che ancora non c’è stata, poiché anche la Soprintendenza, sempre ad avviso di Italia Nostra, si è trincerata dietro al motivo che i capanni sarebbero privi di concessione, "quindi sorvolando sul dato oggettivo che si tratta di manufatti storici quasi sempre in ottimo stato di conservazione e di altissimo valore paesaggistico, costituendo una caratteristica peculiare del paesaggio costiero ravennate che invece oggi si vuole cancellare". Ci sia permesso il paragone, scrive Italia Nostra nella nota: "Anche i monumenti antichi probabilmente sono stati realizzati senza licenza edilizia o concessione, ma nessuno pone questo fatto come dubbio sulla loro esistenza. Concessione, che, peraltro, per i capanni era esistente e per cui è sempre stato pagato al Comune quanto dovuto. Senza considerare che molti capanni hanno costituito, nel tempo, un vero e proprio presidio puntuale che ha consentito la conservazione e l’accrescimento delle dune, vi sono numerose prove al riguardo, evitando che potessero venir spianate a favore di nuove concessioni e stabilimenti balneari".

Giorgio Costa