REDAZIONE RAVENNA

Collega palpeggiata, due anni all’educatore

Un dipendente dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna condannato per violenza sessuale su un’assistente sociale

Le indagini della polizia del locale Commissariato sono state coordinate dal Pm Marilù Gattelli

Le indagini della polizia del locale Commissariato sono state coordinate dal Pm Marilù Gattelli

Un educatore ultraquarantenne, in servizio presso l’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, è stato condannato a due anni di reclusione per violenza sessuale, in linea con le richieste della Procura. Il fatto, contestato dalla vittima, risalente al 16 giugno 2023 e commesso a Lugo, riguarda un episodio in cui l’uomo, secondo l’accusa, avrebbe palpeggiato una collega assistente sociale mentre i due erano rimasti da soli in ufficio. Mentre la donna era al telefono, l’uomo si sarebbe seduto vicino a lei, fingendo di volerle offrire supporto lavorativo, ma poi avrebbe allungato le mani fino a toccarla, lasciandola impietrita. La donna aveva poi trovato la forza di interrompere la conversazione telefonica e allontanarsi subito dalla situazione.

Il processo si è svolto con rito abbreviato davanti al Gup Corrado Schiaretti, che ha fissato un termine di 90 giorni per le motivazioni della sentenza. Il processo ha visto la costituzione di quattro parti civili. L’avvocato della donna, Alice Lusa, ha ottenuto una provvisionale di 16.000 euro per la sua assistita. Ulteriori risarcimenti sono stati riconosciuti all’Unione dei Comuni (rappresentata dall’avvocato Alessandro Melchionda), alla consigliera regionale per le Pari Opportunità (assistita dall’avvocato Antonella Rimondi) e una cifra simbolica (2000 euro) all’associazione Demetra Donne in Aiuto, rappresentata dall’avvocato Alessandra Giovannini, a cui la vittima si era rivolta per avere sostegno.

La difesa dell’uomo, affidata all’avvocato Andrea Valentinotti, che preannuncia appello, ha cercato di sostenere che l’assistente sociale fosse consenziente, chiedendo quindi l’assoluzione, in quanto quell’azione sarebbe durata una quindicina di minuti, non facendogli percepire un rifiuto, e sostenendo anche che il suo sarebbe stato un gesto consolatorio.

Tuttavia, secondo l’accusa, l’uomo avrebbe approfittato del contesto e abusato del suo ruolo di collega per compiere una violenza sessuale aggravata. La donna ha raccontato che, inizialmente, il comportamento dell’uomo sembrava quello di un collega che offriva aiuto, ma si sarebbe poi trasformato in una vera e propria insidia di natura sessuale, spingendola a reagire e in seguito a confidarsi con persone di fiducia.

l. p.