Crac ‘Nick & Sons’. Chieste sei condanne per il fallimento del marchio di moda

Il pm Lucrezia Ciriello: sette anni per Valerio Brighi, 6 anni e 3 mesi per Giuseppe Musca, 5 anni e 6 mesi per Arnaldo Giuseppetti,. Marco Antonini e Davide Valdonio e 3 anni per Fabrizio Brigandì.

Crac ‘Nick & Sons’. Chieste sei condanne per il fallimento del marchio di moda

Il pm Lucrezia Ciriello: sette anni per Valerio Brighi, 6 anni e 3 mesi per Giuseppe Musca, 5 anni e 6 mesi per Arnaldo Giuseppetti,. Marco Antonini e Davide Valdonio e 3 anni per Fabrizio Brigandì.

Quel marchio era sinonimo di abbigliamento di alta gamma. E l’ubicazione dei punti vendita la diceva lunga sulla sua posizione di primo piano: vedi ad esempio via Cavour e via Faentina a Ravenna o viale Ceccarini a Riccione o ancora a Milano Marittima in rotonda 1° maggio e in viale Matteotti. Un fenomeno che aveva segnato le tendenze della moda da metà degli anni ’80 e fino al fallimento dichiarato nell’aprile 2014. Per il crac della ex ‘Nick & Sons srl’ diventata ‘Ns Retail srl’, ieri mattina il pm Lucrezia Ciriello, al termine di quasi tre ore di requisitoria, ha chiesto sei condanne alla luce di un passivo da "4 milioni di euro tra fornitori ed Erario".

Al netto di alcune dichiarate prescrizioni e di richieste di assoluzione per talune delle contestazioni, al collegio penale presieduto dal giudice Antonella Guidomei sono stati chiesti 7 anni per Valerio Brighi, legale rappresentante della srl in questione dal gennaio 1983 all’aprile 2013 oltre che socio al 70%. E poi 6 anni e 3 mesi per Giuseppe Musca indicato quale consulente della fallita srl almeno dal 2000: come tale, per l’accusa capace di ideare le operazioni ritenute distrattive. Troviamo quindi una richiesta di condanna a 5 anni e 6 mesi per Arnaldo Giuseppetti, legale rappresentante della fallita srl per un anno a partire dall’aprile 2013; per Marco Antonini, amministratore di fatto per lo stesso periodo; e per Davide Valdonio, amministratore di fatto per l’anno precedente; e infine 3 anni chiesti per Fabrizio Brigandì, referente di una società chiamata New Center Craf srl. La parte civile (ovvero la procedura fallimentare) ha chiesto 7 milioni 315 mila di danno patrimoniale e un milione e 500 mila di danno non patrimoniale demandando alla corte la quantificazione di una provvisionale. I reati contestati a vario titolo sono bancarotta fraudolenta patrimoniale aggravata, auto-riciclaggio transnazionale e maxi-evasione sia sull’imposta redditi che sull’Iva. Le difese parleranno nell’udienza fissata per inizio dicembre. "Una vicenda complessa che si dipana in vari anni tra profili e operazioni societarie" ha esordito il pm Ciriello spiegando di avere depositato una memoria di quasi cento pagine nella quale sono stati "focalizzati i momenti centrali".

Un argomento enciclopedico dunque: per questa ragione l’intervento in aula del pm ha riguardato solo le contestate distrazioni patrimoniali: rami di azienda e marchi. "La Ns Retail – ha ricordato il pm – era stata costituita il 7 maggio 1983 come Nick and Sons Island e poi Nick and Sons srl. Oggetto sociale: la vendita di abiti e accessori". Brighi era stato "amministratore unico dal 1983 al 1994. Poi aveva ripreso in mano saldamente l’amministrazione dal 1999 al 2013". A un certo punto si era verificata la cessione di tutte le quote alla New Center Craf e da qui ad altra società: "L’epilogo il 10 aprile 2014 con la sentenza fallimento. Negli ultimi anni i debiti erano cresciuti sensibilmente, soprattutto per via di finanziamenti, mutui e fornitori". In quanto alla Ns Retail, era stata "svuotata di qualsiasi asset produttivo: una società decotta con 4 milioni di passivo rimasti alla fine della procedura fallimentare". È di quel periodo una proposta caldeggiata da uno studio dopo un’analisi aziendale: "Ricorrere a una procedura concordataria di tipo liquidatorio con la prospettiva di garantire il pagamento dei crediti chirografari al solo 5,05%" con "immissione di consistente liquidità: 500 mila euro". Ciò "avrebbe ampliato le prospettive di omologazione del concordato scongiurando l’alternativa fallimentare".

Ma per il pm, "Brighi non aveva la volontà di immettere capitale nella procedura. Entra così in gioco Musca: c’è una proposta di vendita della società a soggetti terzi". L’oggetto sociale era singolare: "la produzione di gusci di barche". Un quadro che ha spinto il pm a definire "esegue" le probabilità "che volessero comperare una società decotta (la Nick & Co era in attivo) rimasta ormai con solo due punti vendita outlet". Nessun dubbio per l’accusa: c’era "assoluta consapevolezza di Brighi e Musca che si trattasse di una scatola vuota, utile solo al fallimento. Singolare, per usare eufemismo, che nel contratto", gli acquirenti avessero sollevato "Brighi da posizioni debitorie".

Andrea Colombari