
Ricognizione sul territorio insieme al governatore de Pascale e ai sindaci. Ma i problemi restano, a cominciare dalla difficoltà a spendere le risorse. Proposta di Zattini: "Non abbiamo abbastanza tecnici, reclutiamo pensionati".
Tante strette di mano, tono pacato e possibilista. Si è mostrato aperto al dialogo, Fabrizio Curcio, neocommissario per l’alluvione in Emilia-Romagna, nella sua prima visita ai territori più colpiti nel maggio 2023 al fianco del governatore Michele de Pascale. Ma nessuna sostanziale novità: Curcio non prevede nuovi stanziamenti e anche la prospettiva dei piani speciali per mettere in sicurezza il territorio, che i Comuni aspettano dall’estate scorsa, sembra sempre più lontana.
I problemi sono tanti. La gente, ha detto de Pascale, è spaventata e "chiede risposte che ancora non siamo riusciti a dare". Curcio ha ascoltato le richieste di tutti, ma i nodi restano. A cominciare dagli indennizzi, giudicati insufficienti e che hanno visto poche domande per la difficoltà nell’ottenere i fondi tramite la piattaforma Sfinge. Poi c’è il rischio di nuovi fenomeni climatici estremi: ed è più di una paura, visto che in meno di due anni le alluvioni in Romagna sono state tre. C’è il tema della ricostruzione delle opere pubbliche, che comporta molto lavoro extra per i Comuni. E i sindaci in questi mesi non sono rimasti con le mani in mano. L’ultima idea l’ha lanciata il sindaco di Forlì Gian Luca Zattini: "Gli operatori assunti a supporto dei Comuni sono pochissimi" e per questo "faccio una proposta, attingiamo dai pensionamenti, per avere fin da subito personale formato e perfettamente a conoscenza dei meccanismi che regolano la macchina comunale. Conosco professionisti andati in pensione che sono disponibili a tornare in pista". Ha poi ribadito l’importanza di avere una sede della struttura commissariale in Romagna, anche se nella prima conferenza stampa dopo la nomina, il commissario si era detto propenso a scegliere Bologna.
Altro Comune, altri progetti. A Faenza, colpita in maniera durissima, il sindaco Massimo Isola ha accompagnato Curcio sull’argine del Lamone, fangoso dopo le piogge degli ultimi giorni. E qui ha tirato fuori una cartina e ha parlato del progetto, ideato negli ultimi mesi, di acquisire un terreno che si trova tra la confluenza del fiume col torrente Marzeno e il quartiere più colpito per creare una cassa di espansione che possa salvare l’abitato in futuro. Proprio a Faenza, in municipio, c’è stato il primo incontro con i sindaci del Ravennate, andato avanti ben più del previsto: tanti i nodi ancora sul tavolo. A Sant’Agata sul Santerno, dove il 100% degli edifici pubblici è stato alluvionato, il commissario ha visto il ponte della Ferrovia sul fiume che andrà abbattuto per poter alzare l’argine. Il Comune da maggio 2023 è nella mensa della scuola media: il municipio ha bisogno di grossi lavori, e quelli nella primaria, già finanziati, non potranno partire finché gli uffici non potranno spostarsi dalla secondaria, come un effetto domino. Il commissario è poi stato a Modigliana, dove ci sono state oltre 6.000 frane, e a Cesena, sull’argine del torrente Pisciatello, esondato a maggio 2023.
"Abbiamo già a disposizione risorse non indifferenti, vedremo col tempo se saranno insufficienti – ha detto Curcio in mattinata ai giornalisti che chiedevano quanti soldi serviranno –. Sappiamo che alcune opere avranno bisogno di risorse pluriennali e dobbiamo avere anche le capacità tecniche di metterle a terra".
Tra i temi destinati a fare più discutere ci sono i piani speciali. Dovevano essere le basi per ridisegnare il territorio, ma sono in ritardo da mesi. E ieri Curcio si è espresso in modo diverso con i sindaci, sostenendo che i modelli climatici sono in continua evoluzione e che quindi non ci sia un orizzonte chiaro su cui basarsi per studiare gli interventi per mettere in sicurezza il territorio sul lungo periodo.
Sara Servadei