REDAZIONE RAVENNA

Due estorsioni in tre mesi finite in tragedia

Minguzzi sparì la notte del 21 aprile 1987 e fu ritrovato morto il primo maggio. Per Contarini l’agguato costò la vita a un carabiniere

Il ventenne Pier Paolo Minguzzi, terzogenito di una facoltosa famiglia di imprenditori dell’ortofrutta di Alfonsine e studente di Agraria a Bologna, nel gennaio 1987 viene assegnato alla stazione carabinieri di Mesola per il servizio di leva. Il 18 aprile, giorno di Pasqua, il giovane alle 19 va a casa della fidanzata Sabrina ad Alfonsine, ha ricevuto la prima licenza e può restare fino alle 22, comunicandolo anche ai carabinieri del posto come previsto dal regolamento militare. Il 20 aprile, lunedì dell’Angelo, mentre al mattino vanno a Marina Romea vengono fermati per un controllo da una pattuglia di carabinieri.

La sera vanno al bowling a Imola, al ritorno Sabrina guida la Golf rossa di Pier Paolo perché all’indomani ha l’esame per la patente. Lasciata Sabrina a casa, all’una si rimette al volante per raggiungere la famiglia che abita in via Reale, ma qui non arriverà mai. I carabinieri vengono allertati all’indomani e alle 10 la Golf viene trovata in via dei Mille con chiavi inserite. Il sedile è in una posizione tale che l’ultimo a guidarlo era uno più basso di Pierpaolo, mentre Sabrina ricorda che lo aveva adeguato una volta che era scesa lei. Alle 21 la madre riceve la prima chiamata estorsiva, 300mila euro, accento siciliano, cui seguiranno altre nove telefonate in otto giorni. L’ultima chiamata dei sequestratori è del 29 aprile alle 22.24, risulta fatta da una cabina di Lido delle Nazioni, i rapitori avevano annunciato una nuova chiamata per il giorno dopo che però non ci sarà. Il primo maggio dalle acque del Po di Volano affiora un corpo, incappucciato e ancorato a una grata di 16 chili asportata da un vicino casolare. A scoprirlo sono alcuni canoisti ed è quello di Pier Paolo Minguzzi.

Il 12 maggio una chiamata anonima al 113 cerca di depistare le indagini accusando Gian Carlo Minguzzi, il fratello: la voce del telefonista è la stessa e gli dice di aver organizzato una vacanza in Spagna a Pasqua per crearsi un alibi. Il 6 luglio un altro industriale dell’ortofrutta di Alfonsine, Roberto Contarini, riceve a sua volta una telefonata anonima, gli chiedono 300 milioni per non fare del male ai suoi familiari. Ne riceverà altre tre, dello stesso tenore, in un albergo di Riccione dove è in vacanza.

Il 13 luglio 1987 Contarini e gli estorsori si accordano per la consegna del riscatto, solo 150 milioni però che deve lasciare alle 23 vicino alla casa cantoniera di Taglio Corelli. I carabinieri preparano la trappola, ma nell’imboscata muore il 23enne Sebastiano Vetrano, militare del nucleo operativo. Per quel delitto il 28 novembre 1988 vengono condannati a 25 anni due carabinieri di Alfonsine, Angelo Del Dotto, che ha sparato, e Orazio Tasca; a 22 e mezzo l’idraulico Alfredo Tarroni. Sulla morte di Minguzzi la Procura di Ravenna archivia il fascicolo: nessun indagato. Le indagini vengono riaperte nel 2018 dopo un esposto dei familiari di Minguzzi, a processo finiscono i tre condannati per l’omicidio Vetrano.