FILIPPO DONATI
Cronaca

"È un segnale d’allarme. L’agricoltura deve cambiare"

Le campagne ai confini con il forlivese sono state l’epicentro della grandinata abbattutasi ieri anche su Ravenna. Il bilancio, fortunatamente, non...

Andrea Betti, presidente di Confagricoltura Ravenna. Dai sindacati la richiesta di un piano strategico nazionale

Andrea Betti, presidente di Confagricoltura Ravenna. Dai sindacati la richiesta di un piano strategico nazionale

Le campagne ai confini con il forlivese sono state l’epicentro della grandinata abbattutasi ieri anche su Ravenna. Il bilancio, fortunatamente, non pare drammatico: "Parliamo di campi coltivati soprattutto a seminativo, e, meno frequentemente, a vite – fa notare Andrea Betti, presidente di Confagricoltura Ravenna –. Non abbiamo ancora contezza dei danni, ma la gran parte delle piante sono in fermo vegetativo, le fioriture non sono ancora così precoci". Una grandinata così anticipata, tuttavia, rappresenta un segnale d’allarme forte e chiaro.

"Per quanto riguarda quello che è il primo frutto ad arrivare sulle tavole dei consumatori – prosegue Betti – e cioè l’albicocca, stiamo già assistendo a un’inversione a 180 gradi del trend dell’ultimo decennio: le varietà precoci, ambite per le quote di mercato che si trovavano spalancate davanti, stanno già arretrando dinanzi a varietà più tardive, dunque meno sottoposte alle gelate che hanno falcidiato le ultime annate". Ma non saranno le stesse varietà del passato: "Toccherà alla genetica, nello specifico alle Tecniche di evoluzione assistita, indicare la rotta". Nel frattempo, alcune varietà fino a pochi anni fa popolarissime, come la Kyoto, sembrano destinate al declino. "Come anche la Faralia – specifica per Confagricoltura Antonella Marchini –. Nei cataloghi per noi agronomi il fattore ’ore di freddo’ è diventato ormai tra i più rilevanti".

Ma non è tutto: la rivoluzione nei campi innescata dal cambiamento climatico sembra appena all’inizio. "Lo constatiamo anche sul fronte vinicolo – prosegue Betti –: le siccità estive hanno come risultato vini dalla gradazione alcolica elevata, mentre le preferenze del mercato, complice la nuova legislazione in fatto di sicurezza stradale, vanno in direzione opposta, addirittura verso i vini dealcolati. Le produzioni collinari saranno sempre più complicate rispetto a quelle di pianura; il Sangiovese sta venendo espiantato un po’ ovunque, sostitutito da vitigni a bacca bianca come Pinot, Chardonnay, Trebbiano. La vera differenza, in fatto di resistenza al cambiamento climatico, la faranno i portainnesti, cioè le varietà (tendenzialmente di origine americana, ndr) su cui i vitigni sono innestati".

Anche la coltura simbolo dell’agricoltura messa alla prova dai cambiamenti climatici – e cioè il kiwi verde – ha perso molte delle sue certezze. "Il kiwi giallo si è dimostrato meno fragile dinanzi alle temperature più alte", specifica Marchini. Nel frattempo sono sbarcate nuove varietà: "A Formellino, nelle capagne a nord di Faenza, si sta già sperimentando il kiwi rosso". Dove troveranno gli agricoltori, funestati da siccità, alluvioni, gelate e grandinate, i fondi per convertire ettari di campi da una varietà all’altra? "Da anni chiediamo un piano strategico – ribadisce Andrea Betti –. Vanno individuate le zone in cui coltivare questo anziché quel prodotto. Gli agricoltori non sono climatologi, servono direttive: è impensabile immaginare di poter produrre frutta di ogni tipo come negli anni ’90.

f.d.