
Doppia mostra alla Pinacoteca e alla Galleria della Molinella con alcune opere dell’artista neoclassico scomparso nel 1823.
Infinito Felice Giani: l’artista icona del Neoclassicismo e dell’epoca napoleonica in Romagna torna protagonista con una doppia mostra alla Galleria della Molinella e alla Pinacoteca comunale, rispettivamente con un’esposizione dei disegni originali che compongono ‘L’album di viaggio da Faenza a Marradi’, e con un approfondimento sulle opere provenienti dalle collezioni di Palazzo Manfredi. Negli spazi della galleria verranno esposti i ventidue fogli originali dell’album ‘Da Faenza a Marradi’ che compongono, come spiega la curatrice Marcella Vitali, "un vero e proprio diario per immagini dei viaggi fatti dal pittore lungo la vallata del Lamone, realizzati durante le soste nei luoghi che più ispiravano la sua curiosità; punti e scorci panoramici, angoli boschivi, radure, ponti ma anche interi paesi". I disegni, provenienti dalla collezione Piancastelli e conservati nella sezione Fondi antichi della Biblioteca comunale di Forlì, in prestito per l’occasione, si collocano temporalmente durante i lavori che vedono impegnato Felice Giani sulle decorazioni di Palazzo Laderchi, dal cui balcone d’angolo proviene la celebre visuale della piazza di Faenza innevata, che è stata scelta quale immagine della mostra.
Alla Pinacoteca, poco lontana, saranno visibili opere di Giani provenienti invece dalle collezioni del Comune di Faenza, tra i quali alcuni dipinti, tra i pochi rimasti di un artista che si dedicò soprattutto alla decorazione a tempera e ad affresco, assieme a disegni provenienti dalle collezioni della biblioteca Manfrediana. Artista instancabile, Felice Giani – di cui proseguono le celebrazioni per due secoli dalla scomparsa, datata 1823 – in pochi anni plasmò il volto di Faenza così come la città si presenta ora, dandole un’impronta neoclassica che oggi rende addirittura difficile immaginare come si presentasse la città prima dell’invasione francese dell’Italia, nel 1799, e della proclamazione della prima Repubblica Italiana nel 1802.
Il fervore rivoluzionario contagiò i notabili della città e per esteso le loro dimore: Giani lasciò la sua firma in vari luoghi, da palazzo Laderchi a Case Manfredi alla sala dei Cento Pacifici, oltre ovviamente al suo gioiello, e cioè Palazzo Milzetti, non a caso sede del Museo nazionale dell’Età Neoclassica in Romagna.
Filippo Donati