CARLO RAGGI
Cronaca

Il papà del centro iperbarico: "Ero uno scugnizzo che si tuffava a caccia di monete. Poi ho scoperto la medicina"

Il dottor Pasquale Longobardi, direttore della struttura dal 1989. "Arrivai in un giorno di nebbia. Era tutto abbandonato, ma lo aprii nel 1990, grazie all’aiuto di Faustolo Rambelli e Franco Nanni".

Il papà del centro iperbarico: "Ero uno scugnizzo che  si tuffava a caccia di monete. Poi ho scoperto la medicina"

Il dottor Pasquale Longobardi, direttore della struttura dal 1989. "Arrivai in un giorno di nebbia. Era tutto abbandonato, ma lo aprii nel 1990, grazie all’aiuto di Faustolo Rambelli e Franco Nanni".

Uno scugnizzo ben sveglio, sempre in acqua nel mare di Castel dell’Ovo, dove abitava, a raccogliere le monete dei turisti: nacque lì il sogno per la medicina subacquea di Pasquale Longobardi che oggi è una delle massime autorità a livello mondiale sul fronte della medicina iperbarica e delle nuove frontiere della terapia con l’ossigeno, ovvero le malattie neurocognitive e l’oncologia. Longobardi nel 1989, a 28 anni, fresco di esperienze in Germania e in Giappone, al posto degli Usa scelse Ravenna dove Franco Nanni e Faustolo Rambelli, due sub che guardavano ben lontano, sull’onda di stimoli che venivano da Yves Cousteau, avevano anche loro un sogno: trasformare la camera iperbarica per i subacquei in strumento terapeutico.

Oggi il centro iperbarico, di cui Longobardi è direttore sanitario, è un’eccellenza, cura 1500 pazienti, dà lavoro a un’ottantina di persone, ed è al centro di una rete di giovani medici e infermieri operativi in tutto il mondo nell’assistenza ai lavori nei fondali, oggi più che mai diventati strategici.

Quando lei arrivò, questa struttura era abbandonata…l’avevano costruita per farne un manicomio poi era intervenuta la legge Basaglia…

"Arrivai il 9 dicembre 1989, giorno pieno di nebbia, qui tutto era abbandonato, cadente, ma tanto era l’entusiasmo mio, di Nanni e Rambelli che a giugno del ‘90 avviammo l’attività. Grazie anche al direttore sanitario dell’ospedale, Lino Nardozzi, che si mostrò subito interessato alla nuova frontiera, e al Comune che facilitò tutte le pratiche".

All’epoca la terapia iperbarica era una novità…

"Una novità per molti, ma non in assoluto perché è dall’Ottocento che si conoscono le virtù rigeneranti dell’ossigeno, negli anni Sessanta si sviluppò anche in Italia, a Torino, a Napoli…Per la Romagna ovviamente era una novità tanto che molti pensavano che noi vendessimo bombole di ossigeno!"

E lei a cercare di spiegare che era tutt’altro…

"Occorreva fare informazione, diffondere la cultura di questa terapia e delle sue potenzialità. Per questo sono andato a congressi negli Usa e in Australia, ho raccolto materiale e poi ogni giorno battevo gli ospedali da Modena ad Ancona per informare i medici di questa nuova frontiera, un po’ come fanno gli informatori scientifici. Ricordo i primi pazienti, uno con problemi vascolari, lo aveva mandato il chirurgo Stancanelli, un altro con infezione ossea".

In trent’anni i passi avanti sono stati enormi!

"L’ossigeno è un farmaco che permette alle cellule di ‘ricaricare le batterie’, ovvero di riconnettersi al sistema corpo: su questo fronte la nostra attività principale riguarda la necrosi ossea, le infezioni, le lesioni della pelle, il piede diabetico, le patologie linfatiche, ad esempio le gambe che si gonfiano, la sordità improvvisa da allagamento dell’orecchio…Poi le frontiere del futuro, oncologia e malattie neurocognitive, Alzheimer, Parkinson. E oltre all’ossigeno qui si applicano altre terapie, l’autorigenerazione del plasma, gli innesti di pelle, la medicina di regolazione fisiologica con sostanze naturali, la terapia della luce…"

Fermiamoci un momento e andiamo alla sua infanzia. Dove è nato?

"A Napoli. Il babbo si chiama Salvatore, era cuoco al Santa Lucia, e ha 96 anni, la mamma, Rita, ne ha 90. Pensi che abitavamo nell’isolotto di Castel dell’Ovo, l’inconfondibile castello davanti alla città, all’epoca regno del contrabbando minuto di sigarette. Io e i compagni, tipici scugnizzi napoletani, eravamo sempre in acqua, ci tuffavamo per ripescare le monete gettate dai turisti. Nacque lì la mia passione per tutto ciò che era subacqueo".

Un sentimento che poi si è concretizzato…

"Nel tempo…Intanto per non pesare troppo su papà per gli studi, ho fatto un sacco di lavori fin verso i 18 anni, cameriere, elettricista, accompagnatore turistico, venivo anche a Ravenna! Dopo il diploma allo scientifico mi iscrissi a Medicina. Da tempo leggevo una rivista, ‘Mondo sommerso’, su cui scriveva il professor Raffaele Pallotta che a Napoli gestiva una pionieristica Scuola interdisciplinare medico iperbarica. A 20 anni, al secondo anno universitario, cominciai a frequentare le sue lezioni e su sua indicazione mi concentrai sugli effetti della terapia con ossigeno sulla sclerosi multipla…".

Erano gli anni in cui la camera iperbarica usciva dai limitati confini di solo supporto ai sub…

"Pensi solo agli esperimenti di vita subacquea messi in atto fra il ‘69 e il ‘70 con il Delfino I e II da Franco Nanni e Faustolo Rambelli, a quelli di Yves Cousteau. Nel ‘65, alle Molinette, Dogliotti aveva attivato la prima camera iperbarica. Per non parlare del Giappone e della Germania dove andai che ancora non ero laureato…E dopo la laurea, nel 1986, mi specializzai a Chieti in Medicina delle attività subacquee e iperbarica…Nel 1989, mentre stavo per andare in Usa con una borsa di studio, mi contattò Nanni tramite un suo parente, Giovanni Gaudenzi, che era stato mio compagno di corso a Chieti".

Peraltro lei con Chieti ha mantenuto rapporti…

"Sono stato docente fino al 2004; da allora insegno alla Normale di Pisa…".

Il Centro iperbarico è una vera e propria eccellenza nazionale: quanto personale opera qui?

"Un’ottantina di persone fra medici specialisti, infermieri, tecnici, amministrativi. Ma ciò che è molto importante è quanto ottenuto nella diffusione della cultura della terapia iperbarica…pensi che a Ravenna almeno quindicina giovani medici si sono specializzati su questo fronte alla Normale di Pisa, per non parlare dei 1500 pazienti che beneficiano dei nostri servizi e vengono da tutta Italia. Dietro a tutto questo c’è una gestione di qualità della struttura, oggi portata avanti dai giovani…".

Nel senso?

"Che al timone della società, ci sono Andrea Rambelli, figlio di Faustolo, che mantiene il ruolo di presidente, Piergiorgio Marotti, nipote di Franco Nanni, e Paolo Nanni, il cui padre di Roberto, cugino a sua volta di Franco, era nella società fin dall’inizio".

Parliamo delle nuove frontiere…

"In primo luogo l’oncologia, in collaborazione con l’Irst di Meldola e le università di Bologna e Ferrara: utilizziamo l’ossigeno iperbarico per i pazienti affetti da glioblastoma, un maligno tumore cerebrale: in parallelo con le terapie ordinarie, stiamo assistendo a un rallentamento della malattia e a un aumento, sia pure a livello di soli mesi, delle aspettative di vita. Insomma, l’ossigeno diventa un facilitatore delle terapie oncologiche classiche. Già i nostri primi risultati fanno parte della letteratura scientifica mondiale. Pensi che vent’anni fa, grazie agli olandesi e ai giapponesi, già conoscevo l’azione rallentante dell’ossigeno nello sviluppo del tumore, ma a Ravenna c’erano medici dell’avviso opposto e non se ne fece nulla".

Stava citando anche le malattie neurocognitive…

"Detto in parole semplici, anche qui l’ossigeno agisce sul fronte della riattivazione di determinate funzioni delle cellule. Un fronte questo che è molto sviluppato negli Usa".

Qui al Centro sono passati anche molti sportivi…

"Per cure o superamento della fatica, pensi che la mia tesi era proprio sul ruolo dell’ossigeno nello sport: Alex Zanardi, Sefi Idem, Valentino Rossi, i ragazzi del Messaggero Volley nei primi anni 90, e tanti altri".

Se non sbaglio, lei gestisce anche un altro importante settore operativo…

"Una specie di ritorno alle origini.… Ho organizzato un team di sessanta medici e venti infermieri che operano, anche in telemedicina, sulle piattaforme in giro per il mondo per la sicurezza sanitaria dei subacquei. Ad esempio sul pontone Micoperi che lavora al rigassificatore c’è un nostro infermiere... Insomma Ravenna è veramente la capitale del mare: qui c’è il grande distretto per i lavori subacquei, qui ci siamo noi, ‘diving doctors’, e a Mezzano, c’è il centro di formazione offshore. Tanto che mi ha interpellato anche il Parlamento…".