
Grazie a un finanziamento il restauro restituirà splendore alla pala d’altare del 1548. Il direttore Roberto Cantagalli: "Ci aspettiamo di scoprire il disegno originale".
Tornerà a nuova vita uno dei tesori del Museo d’arte della città di Ravenna: grazie a un finanziamento regionale da 80mila euro sarà infatti possibile per il Mar procedere al restauro del ‘Compianto su Cristo deposto dalla croce’, opera realizzata da Giorgio Vasari nel 1548. La giunta regionale infatti, negli ultimi giorni del 2024, ha sottoscritto una delibera con la quale assegna al Mar 80mila euro – sul totale necessario di 130mila – per provvedere a restaurare la pala d’altare. Le risorse rimanenti provengono dall’artbonus e dalla generosità di molti ravennati interessati a vedere il Compianto del Vasari brillare di nuova luce.
L’opera ha visto la luce a Ravenna quasi mezzo millennio fa, e non se n’è mai allontanata: "A commissionarla all’artista aretino furono i monaci camaldolesi dell’Abbazia di Classe, la quale, nonostante avesse conservato l’antico nome, già da alcuni decenni si trovava all’interno delle mura cittadine – ricorda il direttore del Mar Roberto Cantagalli – nel complesso dove oggi sorge la biblioteca Classense. Vasari era già una sorta di pittore ufficiale dell’eremo di Camaldoli, istituto legato a Ravenna dal culto del suo fondatore San Romualdo". Con le soppressioni napoleoniche degli ordini religiosi la pala d’altare – dalle dimensioni cospicue: tre metri per 2,20 – migrò verso le collezioni della Pinacoteca, più nello specifico della galleria dell’Accademia, per poi diventare nel 2002 uno dei tesori del nascente Mar. Il museo deve ancora individuare il soggetto che si occuperà del restauro: già certo è invece che l’operazione sarà seguita dai dipartimenti di Beni culturali e di Chimica dell’Università di Bologna. Come spesso accade davanti a restauri di opere che hanno quasi mezzo millennio di vita, il restauro potrebbe riservare delle sorprese, "in particolare per quanto riguarda le lacune della superficie pittorica, restaurate nei secoli scorsi in maniera che oggi giudicheremmo approssimativa, o in quelle parti che il tempo ha fatto diventare più scure, ora scarsamente leggibili – prosegue Cantagalli –. Più in generale, è lecito aspettarsi che emerga la luce dell’opera in modo più evidente rispetto a quanto accade ora". Il dipinto – che combina gli elementi di una deposizione e di un compianto – è popolato di quasi una trentina di figure, da quelle femminili in primo piano, avvolte da vesti dai toni accesi, per sfumare infine sullo sfondo scuro dove si staglia un cielo coperto di nubi. "Ad accomunare questa folla è l’aria disorientata dinanzi alla morte di Cristo: una scelta stilistica che avrebbe poi trovato largo seguito nella pittura romagnola delle epoche successive. Ci attendiamo che il restauro consenta di sapere di più sulla genesi di un’opera così complessa – conclude il direttore Cantagalli – facendoci intravedere il disegno originale e gli eventuali ripensamenti che può avere avuto il Vasari in corso d’opera". Il restauro, che richiederà circa un anno e la rimozione della pala d’altare dalla sua cornice, dovrebbe essere concluso entro il giugno del 2026. Al suo ritorno al Mar troverà ad accoglierlo un sistema di illuminazione progettato per valorizzare tutti i bagliori delle opere della galleria centrale.
Filippo Donati