In vendita la storica villa che appartenne ai Manzoni

Il grande caseggiato a Frascata di Lugo racchiude un pezzo di storia della complessa ragnatela che diede i natali allo scrittore Alessandro

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di Carlo Raggi

I segni del tempo sono evidenti, sui muri, sulle finestre, evidente è il prolungato abbandono, qualche finestra è aperta, accentuata la corrosione di pioggia e sole sugli infissi, la vegetazione sull’ampio terreno circostante è cresciuta rigogliosa, i cancelli liberty dei due ingressi sono bloccati da catene e lucchetti, la cassetta della posta è stracolma di buste risalenti nel tempo.

Eppure a guardarlo sulla facciata a nord, la più estesa e libera da alberi, il palazzo lascia ancora intuire le vetuste vestige settecentesche sia pure nascoste dai quasi totali rifacimenti di metà Ottocento.

Alla fine del Settecento, al tempo della sommossa e del ‘sacco’ di Lugo, questo signorile palazzo fu teatro di scontri fra gli insorti e le truppe napoleoniche e fra gli insorti c’erano Tommaso Manzoni e il fratello Angelo, proprietari di questa grande villa, all’incrocio fra le provinciali Passogatto e Bastia, a Frascata di Lugo, che di Manzoni porta il nome e che adesso è in vendita.

Un grande caseggiato che pur nella rifatta veste ottocentesca, indubbiamente racchiude in sé un pezzo di storia che si annoda nella complessa ragnatela di tre rami manzoniani, uno dei quali diede i natali al ben famoso Alessandro, e che vede in una ristretta area di Frascata altre due ville che dei Manzoni, ancora, portano il nome.

Una delle quali, la vicina villa Manzoni-Ansidei, fu luogo del truce e noto eccidio postbellico per il quale vennero riconosciuti responsabili tredici partigiani. A mettere in vendita il caseggiato di via Passogatto 49 sono i sette eredi di Normanno e Mario Ghetti e Anna Pia Capucci, ultimi proprietari, deceduti fra l’inizio del secolo e il 2019 e le cui ultime procedure successorie si sono concluse nel febbraio di un anno fa.

Finito a suo tempo nel patrimonio della Provincia, nel 1976 il fabbricato entrò nella proprietà del conselicese ultrasettantenne Glicerio Capucci e alla sua morte, nel 1989, passò alle due figlie Rosa e Anna Pia.

Dieci anni più tardi metà della proprietà passò al marito di quest’ultima, Normanno Ghetti (originario di Sarsina), poi due anni fa, per successione, al fratello Mario.

Nel febbraio di un anno fa, alla morte di Mario Ghetti il palazzo è finito, per successione, agli eredi, residenti nel Forlivese e nel Reggiano.

Come reca il sito di Immobiliare.it che monitora quotidianamente le vendite che appaiono su internet, il palazzo, di tre piani e che si sviluppa su un’area di 775 metri quadri, è posto in vendita a un prezzo indicato in poco meno di 400mila euro.

Abitato fino a otto anni fa, presenta alcuni saloni ancora affrescati.

Complessivamente l’area su cui insiste il caseggiato, composto da tre corpi, si estende per tremila metri quadrati in gran parte a verde: due gli ingressi sbarrati da cancelli stile liberty, in via Bastia al 286 e, il principale, in via Passogatto 49 (denominata anche via Palazzina: e con tale nome è conosciuto anche il caseggiato).

Come riferisce ‘Vita in villa’, un’agile guida alle abitazioni storiche del Lughese (a cura di Giovanni Baldini e Giorgio Sangiorgi), l’edificio in origine era stato di proprietà del marchese Rondinelli e poi rilevato dalla famiglia Manzoni del ramo Chiosca e Poggiolo (il ramo che diede i natali all’autore dei Promessi Sposi era quello collaterale della Valsassina) che, originario della Val Brembana, si era poi radicato fra Lugo e Solarolo alla fine del Seicento.

Fra questi si ricordano Antonio (1665-1724), Virgilio (morto nel 1735), comandante delle truppe pontificie nella Legazione di Ferrara, per arrivare poi a Giambattista (morto nel 1829) capo degli insorti lughesi contro le truppe di Napoleone nel 1796, a Tommaso e Angelo proprietari della villa ora in vendita e a Domenico Maria Manzoni (1817-1872) proprietario di un’altra, vicina villa Manzoni, al numero 28 della via Passogatto.

Domenico Maria fu ucciso da rapinatori vicino a casa la notte del 18 maggio del 1872.

In questa villa ha abitato anche un altro Manzoni, Carlo, che fu sindaco di Lugo allo scoppio della prima guerra mondiale; durante la Settimana Rossa, i magazzini della villa di Carlo Manzoni furono occupati e fu requisito il grano che era contenuto al loro interno.

Dello stesso ramo Chiosca e Poggiolo è anche Gaetano Manzoni, originario Lungo la Bastia, al numero 320, c’è inoltre una terza villa appartenuta ai Manzoni.

Originariamente appartenuta ai Bentivoglio d’Aragona, la storica villa venne acquistata da Giambattista Manzoni ed ereditata dal figlio Giacomo Maria, che fu patriota risorgimentale, ministro delle finanze della Repubblica Romana e primo presidente della Cassa di Risparmio di Lugo.

All’inizio del secolo scorso la villa divenne di proprietà di Giuseppe Manzoni, gran cerimoniere alla Corte dei Savoia, che aggiunse al proprio il cognome della moglie, Ansidei.

Quattro appartenenti alla famiglia, Beatrice Manzoni Ansidei, i figli Giacomo Maria, Luigi e Reginaldo, oltre alla domestica Francesca Anconelli, la notte fra il 7 e l’8 luglio 1945 furono vittime di quello che è passato alla storia come l’eccidio dei conti Manzoni.

I loro corpi furono sotterrati in un campo vicino a Villa Pianta di Alfonsine e vennero scoperti tre anni dopo, la mattina del 5 agosto 1948.

Il processo ai tredici imputati, tutti partigiani della zona, si concluse, in Cassazione, nel marzo del 1956 con la conferma delle loro responsabilità e delle conseguenti condanne.

Tutti ottennero comunque il beneficio dell’amnistia previsto dal decreto del 1953.