
Distrutti l’Istituto salesiano di via Alberoni e la chiesa di San Vittore, che allora sorgeva in fondo a via di Roma
Dopo il disastroso bombardamento notturno del 25 agosto 1944, il 4 e il 9 settembre di ottant’anni fa la città subì altri due bombardamenti notturni da parte degli alleati. Il 4 settembre le bombe distrussero quasi completamente l’Istituto salesiano di via Alberoni e la chiesa di San Vittore che all’epoca sorgeva in fondo a via di Roma nei pressi di Porta Serrata. La chiesa, della quale si ha notizia fin dal V secolo, fu ricostruita nell’VIII o IX secolo. Inizialmente a tre navate fu ridotta a una sola nel XVI secolo e restaurata ai primi del Novecento. L’interno era decorato con falsi mosaici che, come scrive Corrado Ricci, "pur abilmente dipinti da Enrico Piazza sono da deplorarsi!".
Le bombe la distrussero completamente risparmiando solamente il campanile, struttura non originale ma di recente costruzione la cui forma richiamava il caratteristico campanile di San Giovanni e Paolo in fondo a Via d’Azeglio. Il campanile, come afferma don Molesi nel suo volume dedicato ai bombardamenti, fu fatto costruire da don Giulio Morelli nel 1906 quando era parroco di San Vittore e solamente in tempi recenti fu demolito. A causa dei bombardamenti due famose statue ci rimisero la testa! Una scheggia, infatti, staccò la testa della donna che raffigura la città di Ravenna (e non Anita, come molti credono!) nel monumento davanti al liceo classico realizzato da Cesare Zocchi e dedicato ai martiri. La testa fortunatamente fu recuperata e conservata nella vicina caserma dei Vigili del fuoco all’epoca in piazza Mameli. Uscì completamente distrutto il monumento a Luigi Carlo Farini di Enrico Pazzi oggi rifatto da Giannantonio Bucci. Ricorda don Molesi che Riccardo Lanzoni, a differenza di quanti in quel periodo fecero razzie di oggetti di valore artistico-archeologico, recuperò una nicchia e due piccole guglie del portale di San Giovanni Evangelista, il piede del soldato disteso nel monumento ai martiri e riuscì con fatica a recuperare la testa del ’dittatore’ Farini finita nel grande cratere scavato dalla bomba. Secondo l’addetto Savini della Soprintendenza la testa pesava 110 Kg.
Fu lo stesso Lanzoni a caricarla su un carretto messo a disposizione dalle vicine Suore di carità e dopo averlo conservato per qualche tempo in casa sua lo passò al Museo Nazionale. Verranno infine sistemate nel giardino davanti al Liceo classico le erme di Alfredo Oriani e di Giovanni Pascoli, opera rispettivamente di Ercole Drei e di Gaetano Cellini, che prima dei bombardamenti erano state piazzate ai lati del piazzale della stazione.