
Per gli imputati del processo ’Radici’ il pm aveva chiesto 110 anni di carcere
Il collegio penale del tribunale presieduto dal giudice Cecilia Calandra si è ritirato ieri mattina verso le 9.30 per decidere sulla sentenza relativa ai 23 imputati del processo ‘Radici’. Una camera di consiglio che si preannuncia essere record per Ravenna, visto che potrebbe durare alcuni giorni per concludersi giovedì o venerdì. Il pm della Dda di Bologna Marco Forte aveva chiesto pene per oltre 110 anni. L’accusa riguarda tra l’altro il controllo di locali della riviera, gestiti per la procura con modalità mafiose per riciclare denaro della criminalità organizzata.
Per il principale imputato, Saverio Serra, considerato personaggio legato al clan ‘ndranghetistico Mancuso di Limbadi e attualmente in carcere, il pm aveva chiesto 15 anni e 11 mesi; mentre per Francesco Patamia, candidato alla Camera alle elezioni politiche con la lista ‘Noi moderati’, la richiesta è stata di 13 anni; per il padre Rocco 11 anni e 10 mesi. In totale la procura aveva chiesto la condanna per 22 imputati e l’assoluzione per due. Le condotte illecite avrebbero riguardato anche quattro ditte nel settore panificazione, ristorazione e alberghiero tra Imola, Cesenatico, Cervia e un’altra azienda a Modena. Tra le parti civili costituite figurano il Comune di Reggio, Cgil regionale e di Forlì-Cesena, Cisl e Uil, Libera, nonché Marco Ballotta, ex portiere di serie A e della Reggiana calcio. Sulla base delle verifiche della guardia di Finanza, è stata contestata l’associazione per delinquere finalizzata a bancarotta, intestazioni fittizie, auto-riciclaggio, estorsioni e altri reati, talvolta con l’aggravante 416 bis. Nel mirino degli inquirenti compravendite di bar, pasticcerie, laboratori artigianali, ristoranti e alberghi, avvenute tra il 2018 e il 2022: quindi si tratta di operazioni condotte anche negli anni dell’emergenza covid, con la conseguente crisi economica e in particolare del turismo proprio sulla costa. Secondo gli investigatori, si trattava in definitiva di investimenti illeciti realizzati con il denaro delle cosche della ‘ndrangheta calabrese. Dopo le arringhe delle difese, non ci sono state repliche né dichiarazioni degli imputati: e così i giudici si sono ritirati. Non potranno uscire né ricevere nessuno prima di avere il dispositivo della sentenza.