"C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico: io vivo altrove e sento che sono intorno nate le viole". Il nostro conterraneo Giovanni Pascoli iniziava con questi versi la sua poesia ’L’aquilone’, pubblicata in ’Primi Poemetti’ nel 1904, nel ricordo di quando era scolaro presso gli Scolopi a Urbino. L’aquilone è un gioco antico, un po’ in disuso ma ancora praticato. Chi da bambino non ha giocato a innalzare gli aquiloni? Era uno scintillio di colori che ondeggiavano, "pencola, urta, sbalza, risale, prende il vento" (continua il poeta), perché era un inno alla primavera incipiente che, specie in campagna, pennellava prati e fossati di viole, margherite, nontiscordardimé, siepi di biancospini, cui faceva da contralto l’esplosione nei filari dei ciliegi col loro bianco odoroso.
Scopo di questo gioco era quello di tagliare la fune dell’aquilone dell’avversario con la corda fatta di materiale tagliente del proprio aquilone. Questo gioco di competizione favoriva la manualità, la scaltrezza, la fantasia e il senso estetico. Era certamente più interessante di tanti giochi odierni fra le mani dei nostri ragazzi: strumenti che azzerano la socialità e la creatività. Pare che il gioco dell’aquilone fosse presente in Cina già nel primo millennio. Lì furono creati i primi aquiloni e grazie ai missionari e ai mercanti arrivarono fino a noi all’inizio del Rinascimento.
Come non ritrovare nell’aquilone il simbolo della libertà, ma anche dell’energia, della leggerezza e vivacità? L’aquilone gioca col vento. D’altro lato, il suo termine latino ’aquilo’ significa vento settentrionale. I cinesi chiamano gli aquiloni uccelli del vento, mentre i francesi li definiscono cervi volanti e i polacchi cavalli alati. Comunque sia, a noi ormai cresciuti negli anni, resta un piacevole ricordo di questo gioco che, magari aiutati dal padre, costruivamo scegliendo colori diversi ed era un correre lungo la carraia finché non prendeva vento e s’innalzava. Qualche volta si staccava dalla briglia e rimanevamo lì come allocchi a guardare il cielo finché spariva dalla nostra vista, cadendo magari nell’acqua del fossato.
Dal 22 aprile al 1° maggio, ritornerà sulla spiaggia di Pinarella di Cervia l’annuale festival internazionale dell’aquilone, con aquiloni d’arte, giganti ed etnici e varie esibizioni. Un forte messaggio di fiducia e speranza di cui oggi abbiamo tutti un gran bisogno. E quanto sarebbe bello se i nostri ragazzi riscoprissero questo antico gioco nella gioia e allegrezza di una pacifica condivisione.
Nevio Spadoni