Lugo, infrange vetrina di un bar e poi insulta polizia e carabinieri

Il 34enne era ubriaco. Ieri è stato condannato. per aver oltraggiato. le forze dell’ordine.

Lugo, infrange vetrina di un bar e poi insulta polizia e carabinieri

Lugo, infrange vetrina di un bar e poi insulta polizia e carabinieri

Arrivato sbronzo in un bar di Lugo, ha continuato a bere alcolici per poi, dopo un diverbio con un avventore, infrangere una vetrata del locale e, all’arrivo di poliziotti e carabinieri, oltraggiarli pubblicamente. Per quest’ultimo reato ieri il giudice onorario Roberta Bailetti ha condannato a nove mesi un 34enne residente a Mordano, nell’Imolese, con precedenti di polizia, mentre per il danneggiamento l’imputazione è stata estinta avendo provveduto a risarcire il titolare dell’esercizio, che ha così ritirato la querela.

L’episodio risale all’antivigilia del Natale 2021. Quel pomeriggio, a detta della barista del bar Le Stuoie sentita ieri in aula, l’imputato, che conosceva già come cliente, era arrivato "bello carico" dopo un pranzo di lavoro. In quel frangente gli aveva servito un bicchierino di amaro, poi lo stesso aveva continuato ad assumere gli alcolici destinati ad altri avventori. L’iniziale atteggiamento amichevole con gli stessi, ben presto si era trasformato in uno stato di agitazione che lo aveva portato a dare in escandescenze. La barista, per separarlo da un cliente col quale rischiava di azzuffarsi, aveva chiuso la porta a vetro che dal bar conduce alla veranda, ma l’imputato l’aveva colpita con un pugno, mandandola in frantumi. L’uomo, uscito barcollante dal locale, aveva poi raggiunto il proprio furgone parcheggiato all’esterno e iniziato a dormire. Qui era stato raggiunto dai poliziotti del locale commissariato e dai carabinieri di Lugo, nel frattempo allertati, ai quali l’uomo si era rivolto con frasi oltraggiose: "Questa è l’Italia, siete delle m. Fate schifo, questo sapete fare, non siete buoni a prendere la gente giusta, ve la prendete con me". Il tutto, secondo l’accusa, in presenza degli altri avventori del locale.

La difesa, con l’avvocato Massimo Martini, chiedeva l’assoluzione sostenendo che mancasse la prova dell’oltraggio a pubblico ufficiale, reato che prevede l’offesa dell’onore in presenza di più persone. Il solo titolare del bar, infatti, avrebbe sentito gli insulti, mentre a detta della barista l’uomo con gli agenti era stato collaborativo, lei non aveva sentito le frasi oltraggiose e gli altri avventori, trovandosi all’interno del bar e peraltro mai identificati, pure avendo assistito alla scena non avrebbero potuto sentire quelle frasi.

l. p.