Ora abbiamo solo due anni per salvare il turismo della Riviera

La sentenza del Consiglio di Stato di martedì 9 novembre ha bloccato le concessioni demaniali al 31 dicembre 2023 invece che al 2033 (come prevedeva la precedente legge 145 del 2018), colpendo un settore che in questi decenni ha contribuito in maniera fondamentale a garantire al modello del turismo balneare uno standard qualitativo d’eccellenza. La sentenza, con la finalità di promuovere la concorrenza e adeguare la legge italiana alle norme di diritto europeo, introduce l’obbligo di gara per l’affidamento delle concessioni a partire dal 1° gennaio 2024, concedendo due soli anni per permettere allo Stato di legiferare in materia e alle amministrazioni per organizzare le gare in ambito di concessioni demaniali. La sentenza del Consiglio di Stato sorprende e amareggia. Ci sono molti punti sui quali il giudizio calpesta gli interessi di una categoria che da anni si batte per arrivare ad una condizione di certezza ed equità. Il testo diffuso contiene riferimenti impropri come giudizi superficiali sull’entità canoni e sulla redditività delle imprese.

L’evidenza pubblica a cui fa riferimento la sentenza rappresenta un duro colpo sul lavoro prodotto dalle imprese che, soprattutto sul territorio romagnolo, hanno contribuito a trasformare la riviera romagnola in uno dei più importanti distretti turistico nazionale e mondiale. Non vengono presi in considerazione fattori come la professionalità, gli investimenti, il valore sociale ed economico dell’attività, l’esperienza e l’affidabilità degli operatori. Questa sentenza sradica un fondamento di ogni principio dell’Unione Europea, che ha sempre mirato alla tutela delle piccole e medie imprese. La decisione offre una grande opportunità all’intervento di grandi gruppi industriali, minando la sopravvivenza delle piccole e medie imprese e tutto quanto di buono hanno creato dagli inizi del ’900. Il Consiglio di Stato ha contribuito a creare ulteriore incertezza e ora si profilano due estati all’insegna dell’immobilità degli investimenti su infrastrutture e risorse umane.

Gli operatori non hanno mai fatto battaglie sul costo delle concessioni, ma rifiutano che solo quello sia la base per giudicare la redditività e il valore dell’impresa. Da qui al 2023 abbiamo il tempo di costruire, con il Governo e le istituzioni, un percorso di regole che possano salvaguardare il modello turistico italiano che ci ha fatto conoscere ed apprezzare in tutto il mondo.

Stefano Venturi

Responsabile provinciale

Confartigianato balneari