"Picchiato e minacciato ma non fece querela"

Dal processo ’Radici’ sulla ’ndrangheta, partito dal Lughese, nuove rivelazioni in aula questa volta su Cervia e Cesenatico

"Picchiato e minacciato ma non fece querela"

"Picchiato e minacciato ma non fece querela"

"Mi contatta su whatsapp l’exsindaco di Cervia Luca Coffari: un suo conoscente che forniva macchinari da pasticceria era stato minacciato pesantemente di essere accoltellato e di vedersi bruciata l’azienda. Mi chiede consiglio". Era il luglio del 2020 e lui era "il signor (...). Lo vedo molto spaventato: mi racconta che il giorno dopo doveva recuperare macchinari con l’ufficiale giudiziario in un laboratorio e mi dice che era stato minacciato: tremava quando me lo raccontava".

Le parole pronunciate ieri mattina dall’allora comandante della Tenenza di Cervia, il luogotenente Pietro Castellana, davanti al collegio penale del tribunale di Ravenna, sintetizzano bene il clima che aleggia sul processo – blindato da una massiccia presenza di forze di polizia - animato da una precisa ipotesi accusatoria: la ’ndrangheta calabrese avrebbe messo radici in Romagna restituendo 34 imputati accusati a vario di titolo di bancarotta, usura, lesioni e associazione per delinquere. Al vertice, sempre secondo l’accusa, c’era la famiglia Patamia. La parte ravennate del processo è limitata all’ambito territoriale lughese (il primo fatto contestato è relativo alla cessione di un forno di Bagnacavallo) e cervese. E proprio quest’ultimo contesto ha fornito l’episodio più eclatante dell’ultima udienza.

"Gli suggerisco di presentare querela – ha proseguito il militare ricordando cosa accadde con quell’uomo – ma ha paura e non si rende disponibile. Gli fornisco il mio numero. Il giorno dopo verso le 12 ricevo una sua chiamata: mi dice che hanno provato a entrare, che è stato aggredito da (...) con uno schiaffo o un pugno sulla guancia. Mando una pattuglia. E anche quel giorno invito" l’imprenditore "a farsi refertare e a querelare: non c’è stato nulla da fare".

A prendere la parola in aula anche il sindaco di Cesenatico Matteo Gozzoli: "Le prime avvisaglie iniziano tra aprile e maggio 2018. Mi viene segnalato che tanti esercizi pubblici stanno cambiando gestione. Prima lo storico bar Dolce Salato, poi l’ex bar dei Pini che diventa il Chioschetto, bar Squero, hotel Esperia. Il paese è piccolo, 26mila abitanti: si creò chiacchiericcio. Vennero fatte verifiche e capimmo che era sempre la stessa società: Fp Group". Per uno dei locali dove era scattato un controllo per occupazione di suolo pubblico "mi viene riferito che uno dei presenti aveva chiesto all’agente se avesse dei figli". Durante un altro controllo per sacchi della spazzatura fuori dai cassonetti "ci fu uno scontro pesante con un operatore di una cooperativa che, per conto di Hera, stava svolgendo funzioni ispettive. Una volta messi insieme diversi elementi ho scritto alla prefettura".

L’operatore in questione ha poi riferito in aula che mentre era in corso la verbalizzazione di una sanzione da 100 euro, "uno dei presenti ha preso a pugni l’auto d’ordinanza e ha detto: ’Se ti rivedo a Cesenatico, ti faccio sparire o ti faccio fuori’". Un agente della polizia locale cesenaticense ha infine confermato le minacce rivolte all’operatore: "’Ti ammazzo, come ti permetti a rivolgerti così a noi’. Poi si è scusato".