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Cronaca

Premiati gli eroi dell’alluvione: “Ricordo il buio e il silenzio. Vite salvate tra fango e detriti”

Cerimonia al teatro Alighieri per le onorificenze dell’Ordine al Merito della Repubblica. Il riconoscimento alle forze dell’ordine per l’impegno, il racconto dell’ispettore Sebastiani

Premiati gli eroi dell’alluvione: “Ricordo il buio e il silenzio. Vite salvate tra fango e detriti”

Ravenna, 5 dicembre 2024 – E’ stato il Teatro Aligheri oggi ad ospitare la cerimonia di consegna delle onorificenze di Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Tra i premiati sia rappresentati istituzionali che esponenti delle forze dell’ordine, che nel 2023 diedero un contributo fondamentale durante le fasi più drammatiche dell’alluvione.

La premiazione delle guardie provinciali (Foto Corelli); a destra, il soccorso degli alluvionati da parte degli agenti della polizia provinciale
La premiazione delle guardie provinciali (Foto Corelli); a destra, il soccorso degli alluvionati da parte degli agenti della polizia provinciale

Ispettore Giacomo Sebastiani, lei è stato fra i premiati insieme a cinque suoi colleghi della Polizia provinciale. Eravate voi, nella notte fra il 16 e il 17 maggio, gli uomini sulle due piccole imbarcazioni che salvarono 122 persone nel quartiere faentino di via Lapi. Cosa ricorda di quelle ore?

“Ero con i miei colleghi, lasciatemi ricordarli tutti: i commissari Stefano Bondi e Luca Chiarini, l’ispettore Filippo Panzavolta, l’assistente scelto Paolo Rivani, l’agente Michele Vernocchi. La prefettura chiese il nostro intervento perché disponevamo di due barche normalmente utilizzate per il controllo delle aree umide. Non erano ovviamente progettate per essere manovrate in mezzo a una piena: il fango e i detriti mandarono in panne i motori varie volte, ma riuscimmo a farli ripartire. Quando ci avvicinavamo alle case per effettuare dei salvataggi dovevamo ancorare le barche dove capitava, per evitare fosse trascinate via”.

Un intero quartiere sommerso fino al secondo piano degli edifici, e due barche che si muovono in quello che era un mare interno, e a illuminarle nella notte solo alcune torce: ancora oggi vengono i brividi.

“Non lo nascondo: l’acqua superava i pali dell’illuminazione pubblica, i cartelli con i nomi delle strade. Nessuno di noi è faentino: a guidarci erano le torce, la centrale via radio, e le indicazioni di chi viveva ai piani superiori. Ricordo che come punto di riferimento molti prendevano un’edicola, che noi però non vedevamo da nessuna parte: era sommersa sotto vari metri d’acqua”.

Proprio in via Lapi hanno avuto luogo due dei salvataggi più rocamboleschi, è così?

“Due anziani, un fratello e una sorella, sopravvissero in una stanza in cui porte e finestre erano finite sott’acqua, grazie a una bolla d’aria che si era creata. Fu il salvataggio più difficile, insieme a quello di una famiglia al cui interno c’erano un’anziana e un disabile. Dovemmo immergerci con anche la testa sott’acqua, e far fare lo stesso alle persone soccorse, alcune delle quali sull’orlo dell’ipotermia. Rimanemmo in via Lapi oltre 24 ore: il numero dei dispersi si era progressivamente ridotto fino ad azzerarsi, la sera del 17”.

Ancora oggi, considerando le ecatombi di quest’anno a Valencia e di tre anni fa nella Ruhr, è incredibile come la Romagna abbia evitato una strage, non trova?

“Posso solo ringraziare la prefettura per avere pensato a noi. Ce l’abbiamo messa tutta per essere all’altezza del compito. Penso che tutte le altre forze impiegate possano dire lo stesso”.