
Il 64enne operatore Ausl che di fatto guidava la camera mortuaria di Faenza, arrestato il 4 novembre scorso perché ritenuto dall’accusa il leader della presunta associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e ad accaparrarsi i funerali di pazienti defunti tra Faenza e Lugo, torna a casa. Il Tribunale del Riesame di Bologna infatti, per l’uomo, difeso dagli avvocati Luca Orsini e Filippo Furno, ieri ha optato per una misura cautelare meno restrittiva del carcere e per lui ha disposto i domiciliari.
Il dipendente Ausl si era avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia che si è tenuto l’8 novembre scorso davanti al Gip Andrea Galanti. Stessa strategia difensiva per il 56enne che gestiva l’obitorio di Lugo, difeso dall’avvocato Claudio Cicognani, e altre tre operatrici che sono tutelate dai legali Luca Orsini, Giovanni Scudellari e Andrea Visani. A parlare sono stati, invece, alcuni impresari funebri, accusati di pagare i dipendenti Ausl che fornivano servizi che esulavano dai loro compiti come la preparazione e la vestizione delle salme usando mezzi del servizio sanitario nazionale. Inoltre – prosegue l’accusa – gli operatori sanitari segnalavano alle pompe funebri amiche le cosiddette salme libere, cioè per le quali i parenti non avevano ancora dato indicazioni. Sempre loro si adoperavano per assegnare le camere ardenti migliori a loro vantaggio e facilitavano o meno gli ingressi in obitorio, assumendo atteggiamenti definiti dagli inquirenti di ostruzione verso quelle pompe funebri che non facevano parte della contestata associazione. Queste erano così obbligate a seguire in maniera scrupolosa tutti i regolamenti: intanto quelle del giro invece potevano applicare tariffe più basse grazie alle agevolazioni in determinati passaggi burocratici.