REDAZIONE RAVENNA

Soffiate in cambio di favori. Tre condanne, un’assoluzione. Scagionato ‘Chicco’ Cangini

In Cassazione pena confermata per l’allora funzionario Gianfranco Ferrara, ridotta per il collega Siviero: la corruzione dell’ex patron del Pineta "non sussiste". Per altri due imputati ricorso dichiarato inammissibile.

Soffiate in cambio di favori. Tre condanne, un’assoluzione. Scagionato ‘Chicco’ Cangini

Una condanna è stata annullata. Un’altra, a cascata, è stata ritoccata nella pena. Le ultime due sono state confermate. Si è chiuso così davanti ai giudici della Cassazione il procedimento relativo all’indagine alla Dtl, la direzione territoriale del lavoro, portata avanti dai carabinieri del nucleo Investigativo e culminata la mattina del 10 marzo 2015 con la notifica di un ordine di custodia cautelare per i due principali indagati. Si tratta dell’allora funzionario Gianfranco Ferrara, di origine campana ma residente a Ravenna e difeso dall’avvocato Marco Martines: per effetto dell’inammissibilità del suo ricorso, è passata in giudicato la condanna a 4 anni 7 mesi e 23 giorni uscita in appello. Per l’allora dipendente Dtl Massimo Siviero, nato a Forlì ma residente a Lugo, al tempo dei fatti contestati operatore amministrativo incaricato di monitorare tutte le pratiche ispettive e difeso dagli avvocati Gabriele Bordoni e Angelo Bartolotti, la condanna è invece stata ridotta a 2 anni, 9 mesi e 15 giorni dai 3 anni e 8 mesi dell’appello: ciò è avvenuto per effetto dell’assoluzione da un capo d’imputazione: quello relativo alla corruzione contestata al cervese Enrico ’Chicco’ Cangini in qualità di amministratore della società che al tempo gestiva la celeberrima discoteca ’Pineta’ di Milano Marittima. Quest’ultimo, difeso dagli avvocati Tommaso Guerini e Gianluca Alni, ha incassato l’annullamento della condanna a un anno 8 mesi e 10 giorni uscita dall’appello "perché il fatto non sussiste".

Da ultimo è stato dichiarato inammissibile il ricorso di Fausto Donzellini, al tempo titolare del ristorante ‘La Campaza’ di Fosso Ghiaia e difeso dall’avvocato Carlo Benini: per lui definitivi dunque i 2 anni (con pena sospesa) usciti dall’appello.

"Siamo estremamente soddisfatti per questa decisione della Corte di Cassazione, che, assolvendo con la formula più ampia Enrico Cangini, ha riconosciuto non solo la piena correttezza del suo operato come imprenditore: ma anche la validità delle tesi difensive che abbiamo sostenuto con convinzione nel corso di questo lungo processo", hanno sottolineato i due legali del cervese.

Ai due principali imputati, ovvero Ferrara e Siviero, la procura ravennate, sulla base di pedinamenti e intercettazioni andati avanti per alcuni mesi, aveva contestato, pur con ruoli differenti, presunte soffiate su attività ispettive in cambio di regalie; e, per il solo Ferrara, l’assunzione di amanti oltre all’uso ritenuto improprio del badge per un totale di diverse ore di lavoro.

Altri cinque imputati, perlopiù imprenditori ravennati, erano stati assolti tra primo grado a Ravenna e appello a Bologna. Infine un ultimo imputato aveva scelto di patteggiare un anno e quattro mesi di reclusione già in primo grado.

a.col.