REDAZIONE RAVENNA

Trent’anni fa moriva Cortesi, grande studioso di archeologia

Trent’anni fa, il 30 dicembre del 1994, moriva il dottor Giuseppe Cortesi, un ravennate doc (era nato a Ravenna nel...

Giuseppe Cortesi

Giuseppe Cortesi

Trent’anni fa, il 30 dicembre del 1994, moriva il dottor Giuseppe Cortesi, un ravennate doc (era nato a Ravenna nel 1913) che ha legato il suo nome di studioso di archeologia a una delle scoperte più importanti del nostro territorio. Fu Cortesi, infatti, a identificare nella Civitas Classis la posizione dell’antico porto di Augusto che in età imperiale ospitava ben 250 navi con il compito di proteggere la parte orientale dell’impero.

Si sapeva che il porto era a ridosso delle chiese di Sant’Apollinare in Classe e di Santa Maria in Porto Fuori come dimostrano i loro nomi che richiamano la flotta (Classis) e il porto, ma i mutamenti morfologici del territorio avevano reso difficile, se non impossibile, la sua identificazione. Cortesi, dopo aver esaminato con grande attenzione gli studi compiuti sull’antico porto e utilizzando le aerofotografie realizzate da Vitale Valvassori, riuscì a individuare l’area occupata dal porto romano nella zona compresa fra Santa Maria in Porto Fuori e la basilica di San Severo. Va anche detto che le ricerche di Cortesi, condotte con un gruppo di volontari e con trivelle azionate a mano che sondarono il terreno a una profondità fa i tre e i sei metri, non sarebbero state possibili senza l’aiuto disinteressato dell’impresa dell’ingegnere Giacinto Rambelli e del ’mecenate’ Marino Marini che misero a disposizione operai, strumenti e soprattutto mezzi finanziari.

Nel 1965 una campagna di scavi avviata da Cortesi e da Arnaldo Roncuzzi portò alla scoperta a circa due chilometri da Sant’Apollinare in Classe, nel terreno della Ca’Bianca (oggi demolita), di una basilica del V-VI secolo con accanto il battistero di cui non si era mai sentito parlare e oggi nota come la ’Basilica della Ca’ Bianca’. Dal 1958 al 1966 Cortesi fu anche reggente della Biblioteca Classense ma non gli fu mai concesso di accedere al concorso di direttore adducendo motivazioni che non tennero conto della sua statura di studioso. E negli anni della Classense condusse i suoi studi interessandosi in particolare della figura dell’abate Pietro Canneti, considerato il padre fondatore della prestigiosa biblioteca.

Molto intensa la sua attività di saggista e pubblicista dettagliatamente ricostruita dalla figlia Gabriella nella rivista “Ravenna studi e ricerche” (1995). A Classe una strada è stata intitolata al suo nome, un atto doveroso per mantener viva la memoria di questo benemerito studioso che a ragione è da considerare un pioniere delle ricerche archeologiche nella zona di Classe.

Franco Gàbici