Stoccaggio di Co2: come funziona l’impianto di Ravenna (che partirà nel 2024)

Lo studio presentato da Snam ed Eni. Ciarrocchi (Eni): “Consentirà di evitare almeno 16 milioni di tonnellate di Co2 all’anno”.

Come funziona l'impianto di stoccaggio di Co2 che nascerà a Ravenna

Come funziona l'impianto di stoccaggio di Co2 che nascerà a Ravenna

Ravenna, 2 settembre 2023 – Ravenna protagonista al Forum di Cernobbio tenutosi ieri a Villa d’Este sul lago di Como dove è stato presentato lo studio sulla cattura e lo stoccaggio della Co2 realizzato da Ambrosetti in collaborazione con Eni e Snam.

Il primo impianto in Italia, ma anche nel sud Europa e nell’area del Mediterraneo, sarà infatti avviato nel Ravennate (al largo di Porto Corsini) nei primi mesi del 2024 e sarà, nelle intenzioni, la leva strategica per la decarbonizzazione e la competitività dell’Italia. Un’alleanza che vede Snam mettere a disposizione le condotte per convogliare la Co2 in un’unica rete di raccolta per poi comprimerla e stoccarla nei giacimenti esausti di gas metano di Eni al largo della costa ravennate, utilizzando una piattaforma a Porto Corsini.

Ma a che punto siamo con il progetto e il suo sviluppo? A margine del convegno, lo abbiamo chiesto a Luigi Ciarrocchi, direttore CCUS, Forestry e Agri-feedstock di Eni.

Ciarrocchi, qual è lo stato dell’arte?

"Il progetto di Ravenna, grazie ai giacimenti di gas esauriti o in via di esaurimento nell’offshore dell’Adriatico, consentirà nella configurazione attuale di evitare 16 milioni di tonnellate di Co2 all’anno, equivalenti al 52 per cento del totale delle emissioni non abbattibili con altre soluzioni. La significativa capacità di stoccaggio totale dei giacimenti di Ravenna, stimata in oltre 500 milioni di tonnellate di Co2, consentirebbe con ulteriori investimenti di catturare e immagazzinare permanentemente nel sottosuolo un 30% in più delle emissioni che ho citato".

Dal punto di vista economico e occupazionale cosa significa?

"Da un punto economico, oltre a preservare il valore aggiunto del settore ‘Hard to Abate’ (cioè quelli più difficili da convertire o dei quali ridurre l’impatto, ndr ), consentirebbe anche lo sviluppo a livello nazionale di una nuova filiera specializzata, in grado di generare un ulteriore valore aggiunto al 2050 di 30 miliardi di euro e di creare opportunità di occupazione con una media annua di circa 18mila addetti. Fra l’altro permetterebbe al nostro Paese di svolgere un ruolo da protagonista rispetto ai progetti in corso già individuati e in fase di sviluppo (almeno 8 in fase avanzata) nei Paesi del Nord Europa, come Norvegia, Regno Unito, Danimarca e Olanda".

Come si svilupperà il progetto?

"Si svilupperà per fasi. L’avvio della Fase 1 è previsto entro i primi mesi del 2024 con un tempo di realizzazione di poco più di 1 anno dalla decisione di investimento e di fatto sarà il primo dei nuovi progetti a partire in Europa. L’obiettivo è catturare e stoccare 25 mila tonnellate all’anno di Co2 emesse dalla centrale Eni di trattamento del gas di Casalborsetti. L’avvio della fase 2 è previsto entro il 2026 e avrà una capacità di stoccaggio di 4 milioni di tonnellate all’anno di Co2 al 2030 e aumenterà nelle fasi successive a 16 milioni di tonnellate all’anno con possibilità di ulteriori espansioni".

Ha accennato allo sviluppo di una nuova filiera specializzata, quindi non sarà solo Eni a beneficiare del progetto?

"Rispetto a quattro 4 milioni di tonnellate di Co2 al 2030, circa mezzo milione decarbonizzerà le attività di Eni, mentre la restante parte di 3 milioni e mezzo sarà destinata alla decarbonizzazione di altre attività industriali non di Eni".