Scissione Pd, Vasco Errani è uscito dal partito

L'ex presidente della Regione Emilia Romagna e commissario per la ricostruzione post terremoto ha annunciato l'addio nel suo circolo, il 'Pier Paolo D'Attorre' di Ravenna. Ecco le motivazioni

Vasco Errani ha deciso: lascia in Pd (Zani)

Vasco Errani ha deciso: lascia in Pd (Zani)

Ravenna, 25 febbraio 2017 - L'uscita dal partito era nell'aria e oggi pomeriggio, parlando per circa un'ora nel suo circolo, il 'Pier Paolo D'Attorre' di Ravenna, è stata ufficializzata. Vasco Errani ha lasciato il Partito democratico, anche se ha precisato che non ritiene la rottura definitiva, bensì un possibile arrivederci. "Non me la sono sentita di stare in una posizione comoda, di stare nascosto. Sento tutto il peso della responsabilità di questo" ha affermato l'ex presidente della Regione Emilia Romagna e commissario per la ricostruzione post terremoto.

"C'è bisogno di un nuovo campo del centrosinistra. Non voglio fare un nuovo partito - ha precisato - e non lo farò, voglio portare avanti idee. E' difficile per me. Voglio provare a fare un movimento che promuova un campo di idee del centrosinistra. Ora per me c'è una nuova avventura".

Nel Pd - ha aggiunto - "io voglio sapere dove si va, voglio capire e non dare più deleghe in bianco a nessuno". Perché "noi siamo cambiati da un virus autoreferenziale e una visione tolemaica che non è più in tendenza con il Paese e non ci permette di capire cosa sta succedendo nel Paese. Noi parliamo di noi, tra di noi e spesso non ci ascoltiamo e questo è diventato un problema serio, molto serio".

Quanto allo stato di salute del Pd, l'ex governatore dell'Emilia Romagna ha aggiunto: "Credo che nessuno di noi possa evitare di prendere atto che il Paese sta dando una risposta negativa, capire perché è una necessità vitale e non una domanda impertinente, abbiamo rimosso che l'unico punto a Roma dove abbiamo vinto le amministrative è il centro di Roma. Nelle periferie siamo stati attraversati, anche da quelli a cui abbiamo dato 80 euro".

Su Renzi ha detto: "Non gli ho mai chiesto di non candidarsi. Io ho chiesto solamente di sapere il progetto politico". Errani ha sottolineato che il Pd doveva essere una casa fondata su idee condivise e comuni: "Gramsci diceva se non parti dalle basi sei solo un costruttore di soffitte che prima poi verranno giù perché non hanno i pilastri".

E ancora: "Avrei apprezzato se avesse chiuso l'assemblea nazionale dicendo 'non sono d'accordo con voi, ma il progetto del Pd è più grande'. Un leader deve avere capacità di ascolto. So che le rotture portano rancori e veleni, ma io me ne terrò lontanissimo". "La sinistra del Novecento - ha aggiunto - ha esaurito la sua funzione: dobbiamo reinventarci e studiare proposte nuove. Non basta parlare di riduzione dell'Irpef: dobbiamo contrastare le rendite, colpire le ricchezze che non hanno funzione sociale, domandarci quale funzione pubblica e quale welfare vogliamo". Temi, secondo Errani, su cui è mancato il dibattito all'interno del Pd: "Quando il segretario dice 'niente caminetti, la parola alle primarie', io mi chiedo se è questa l'idea di democrazia che abbiamo nel Pd. Una delega troppo ampia al leader non include ma esclude".

Infine, "Vado dentro a nuova avventura ma sono sicuro che non si tratta di un addio. Si tratta invece di provare a dare contributo per ritrovarci in un nuovo progetto diverso da Ulivo e Pd ma con quella ispirazione. Perché io ho solo quella ispirazione", conclude.