Affidi, prosciolte: le spese legali le paga l’Unione

Dopo ’Angeli e Demoni’ le due dirigenti pubbliche sono state reintegrate sul lavoro: la giunta ha anche stanziato 67mila euro in loro favore

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di Francesca Chilloni

Processo ’Angeli e demoni’ sui presunti affidi illeciti, l’Unione Val d’Enza ha stanziato la somma di oltre 67mila a favore di due dirigenti indagate e poi prosciolte (per non aver commesso il fatto) in sede di udienza preliminare lo scorso 11 novembre. La cifra – deliberata dalla giunta – va a copertura delle spese legali sostenute da Nadia Campani, 50 anni, di Quattro Castella, ex responsabile dell’Ufficio di piano dell’Unione e Barbara Canei, 46 anni, di Reggio, allora istruttrice direttivo-amministrativa dei Servizi sociali, patrocinate dagli avvocati Andrea Mattioli e Giulio Garuti.

Nella sentenza emessa dal giudice Dario De Luca era stato deciso il non luogo a procedere (per motivi diversi) per cinque imputati, tra cui Campani e Canei. Era poi stata assolta (perché il fatto non sussiste) l’assistente sociale Beatrice Benati. Lo psicologo Claudio Foti, al centro di tutta la vicenda, era invece stato condannato a 4 anni di reclusione (con rito abbreviato), al risarcimento danni e al pagamento delle spese processuali a favore delle parti civili, tra cui l’Unione stessa. Rinviati a giudizio altri 17 indagati tra i quali Andrea Carletti, sindaco di Bibbiano e membro di diritto del Consiglio e della Giunta dell’Unione.

Dentro e fuori dalle aule così si intrecciano sovrapposizioni di ruoli e funzioni che però sul piano formale sono assolutamente compatibili. Così come il contratto nazionale di lavoro prevede che due dipendenti finite sotto inchiesta nell’ambito delle loro mansioni abbiano gli avvocati pagati dall’ente stesso.

La Campani operava in uno degli uffici più importanti dell’Unione: quello che coordina le politiche sociali, del lavoro, scolastiche con l’Ausl e altri soggetti esterni. In sede di interrogatorio, emerse che lei firmava atti che le venivano consegnati dai suoi superiori e che per lei era tutto regolare, finalizzato ad aiutare quei minori che l’Ausl di Reggio non riuscita a tutelare per carenza di risorse economiche. All’inizio dell’inchiesta lei e Canei vennero sospese, quindi una volta prosciolte sono state reintegrate.

Ma come è possibile che l’Unione paghi le spese legali per un processo per presunti fatti che ne hanno danneggiato l’immagine a livello nazionale? Lo prevede appunto Ccnl, secondo cui l’Ente locale "anche a tutela dei propri diritti ed interessi, ove si verifichi l’apertura di un procedimento di responsabilità civile o penale nei confronti di un suo dipendente per fatti o atti direttamente connessi all’espletamento del servizio e all’adempimento dei compiti d’ufficio, assumerà a proprio carico, a condizione che non sussista conflitto di interessi, ogni onere di difesa…".

La giunta dell’Unione ha deciso che non vi fosse conflitto di interessi. Nella deliberazione si legge infattI: "A fronte del non luogo a procedere per non avere commesso il fatto, non residuano elementi che possano dar luogo alla prosecuzione del procedimento disciplinare, che era stato iniziato solo a seguito dell’indagine e che oggi è stato archiviato" e che "la costituzione di parte civile dell’Unione permane e si giustifica in quanto… resta l’imputazione di altri soggetti". Lo stesso Ccnl recita che l’Ente può rivalersi sul dipendente solo in caso "di sentenza di condanna esecutiva per fatti commessi con dolo o con colpa grave".