Caso Matteotti, attori in fila per i provini

Nella Casa del Teatro il regista Riccardo Manfredi lavora al suo prossimo film dedicato all’omicidio che segnò la svolta dittatoriale

Caso Matteotti, attori in fila per i provini

Caso Matteotti, attori in fila per i provini

di Francesca Chilloni

Gli attori camminano come cani rabbiosi nella folla, poi si fermano e ne isolano uno, lo fissano, inveiscono, latrano: lui è Giacomo Matteotti. La vittima sacrificale di un cambio epocale, di un omicidio "che fu l’orrendo punto di svolta della ancor più orrenda deriva dittatoriale bestialmente capeggiata da Mussolini".

Così il regista Riccardo Manfredi dirige il gruppo di uomini che hanno aderito al "Cantiere Matteotti" e tra cui deve individuare protagonisti, comprimari e comparse per il suo prossimo film.

Per il casting - che si svolge nella Casa del Teatro comunale di Montecchio - hanno imparato brevi frasi estrapolate da un lungo copione che da anni il regista montecchiese scrive e riscrive, raccogliendo avidamente materiale dai libri di storia, dai cinegiornali dell’epoca, addirittura dalle pubblicità dei quotidiani del Regime. Altri ne cerca, di attori, in particolare giovani uomini tra i 20 ed i 30 anni, perché il suo sarà un film di popolo per raccontare "una delle figure della storia - come Enrico Mattei e Pasolini - la cui morte fece comodo a molti: fu la tempesta perfetta".

Nei locali della Casa (Montecchio è l’unico comune capoluogo di distretto che non ha un teatro o un cinema) ci sono anche la "segretaria" Daria Spaggiari, la aiuto regista Cristiana Di Vico e la sarta-costumista Titti Bertani: prendono appunti e misure, parlano sottovoce per non interferire con le "prove" sempre più complesse che il regista chiede agli attori.

Il progetto e "l’attualità dei coraggiosi discorsi in Parlamento di Matteotti" ha suscitato l’interesse dell’Amministrazione comunale, in particolare del sindaco Fausto Torelli, e si avvale della collaborazione dell’associazione teatrale Sipario Aperto, trainata dall’infaticabile Liliana Boubé.

Una attualità che - nei progetti del regista - sarà segnalata anche dalla presenza sparsa di elementi contemporanei (ad esempio negli abiti).

Il "Cantiere Matteotti" oscilla tra l’artigianalità del Cinema delle origini di Méliès e le nuove tecnologie digitali che, come spiega Manfredi, "consentono di produrre un film uscendo dalle logiche commerciali, burocratiche ed economiche a cui in passato ci si doveva sottomettere. Una telecamera digitale, il green screen, i software per il montaggio e la post-produzione consentono con cifre relativamente basse di realizzare opere conservando la volontà poetica del Cinema degli albori e la libertà creativa. Come diceva Orson Welles, la cinepresa deve essere l’occhio nella testa di un poeta".

Il Cantiere vuole essere anche un modo per avvicinare i "profani" ai tanti mestieri del cinema: non solo la recitazione, ma anche la costruzione delle atmosfere tramite luce e colore, la realizzazione delle scene e degli oggetti, la creazione dei costumi e l’allestimento dei set (digitali o reali).

Sono in corso interlocuzioni con un noto musicista reggiano per la colonna sonora.

Questa poetica di produzione "dal basso" porterà nella pellicola inserti fantastici e teatrali, siparietti musicali e cabarettistici, per raccontare come il Cinema sia una allucinazione lucida che racconta la Storia e le storie senza vincoli se non quello di esplicitare il proprio essere creazione.