"Cerreto non può farcela senza sci"

Il presidente del Parco, Fausto Giovanelli, non boccia la ’neve artificiale’: "Ma è bene investire più in quota"

"Cerreto non può farcela senza sci"

"Cerreto non può farcela senza sci"

La ‘neve diversa’, quella artificiale, non è la stessa cosa; ma quando non nevica è fondamentale per fare girare gli impianti. Il presidente del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco emiliano, Fausto Giovanelli (foto), cerca una mediazione tra Legambiente (che non vorrebbe la neve artificiali) e i commercianti della stazione. "Va bene tutelare lo sport invernale ma c’è anche la neve, valore da salvare". Francesco Occhipinti, direttore di Legambiente Emilia-Romagna, aveva affermato: "Capiamo la necessità di salvaguardare l’economia di questi territori montani e di evitare l’impoverimento e lo spopolamento del nostro appennino, ma occorre trovare strategie diverse. La neve sugli appennini è sempre meno e non si potrà continuare con la produzione di neve programmata, che comunque richiede acqua come materia prima, risorsa il cui uso può generare conflitti di interesse visti i periodi siccitosi che stiamo attraversando".

Parole che hanno provocato la reazione di Alessandro Zampolini, storico commerciante del Cerreto: "Qualsiasi forma di turismo è ben accolta in Appennino, ma non si possono eliminare le stazioni sciistiche. Gli ambientalisti guardano solo in una direzione trascurando tutto il resto. L’acqua serve per produrre la neve, ma non si inquina né perde: si trasforma in neve, viene assorbita dal terreno e restituita alle falde acquifere".

Mentre a Cerreto Laghi gli impianti tornano a funzionare nel weekenduote grazie a un intervento massiccio di neve artificiale, Legambiente ricorda che si è giunti ad un punto di svolta e che i numeri parlano chiaro: 177 impianti temporaneamente chiusi, di cui ben 85 sull’Appennino, e 93 aperti a singhiozzo. "La realtà è che stiamo assistendo a un’erosione costante del manto nevoso, un fenomeno dall’aumento delle temperature". Ma c’è di più: 241 impianti sottoposti a quello che Legambiente definisce "accanimento terapeutico", ovvero sopravvivono grazie a iniezioni di denaro pubblico in quantità sempre maggiori, con ben 148 milioni di euro erogati dal Ministero del Turismo per l’innevamento artificiale contro i quattro milioni destinati dal Ministero al settore dell’eco-turismo.

E il Parco cosa dice?

Il Presidente Fausto Giovanelli è particolarmente attento al fenomeno: "Da molti anni – afferma – non solo a parole ma con il programma Neve Natura il Parco Nazionale promuove adattamento al cambiamento climatico e insieme difesa del valore dell’inverno d’Appennino e della bellezza e fascino della neve, bene naturale straordinario. Il 2023 è stato l’anno più caldo della storia e con questo bisogna fare i conti. Ciò significa qualcosa per tutti: anche per l’industria della neve e dello sci di discesa. Bisogna selezionare qualificare e mirare bene senza preconcetti o rigidità, le scelte di investimento. Non si può continuare come prima, ma non si può neppure rinunciare a tutto. Questo non riesco ad accettarlo, mi parrebbe una perdita grave. Sulle Alpi si possono alzare i punti di partenza delle stazioni e ridurre le piste. Nell’Appennino ove mancano quote oltre i 2000 bisogna selezionare molto bene luoghi impianti attrezzature e tempi. Per esempio al Cerreto per continuare a sciare bisogna portare l’innevamento artificiale sulla Nuda piuttosto che una nuova pista o seggiovia a quote basse, riconvertendo le risorse già assegnate".

s.b.