Coronavirus, il test seriologico ufficiale nasce a Reggio Emilia

Carretto, direttore di Microbiologia, ha ricevuto l’incarico dalla Regione Emilia Romagna: il più affidabile è stato brevettato grazie ai suoi studi nell’ultimo mese

Edoardo Carretto, direttore di Microbiologia e Virologia al Santa Maria Nuova

Edoardo Carretto, direttore di Microbiologia e Virologia al Santa Maria Nuova

Reggio Emilia, 19 aprile 2020 - Il test sierologico di riferimento su cui la Regione intende puntare, arriva direttamente da Reggio. Merito del reparto di Microbiologia dell’Ausl. E di chi lo gestisce, ovvero il dottor Edoardo Carretto. Arrivato al Santa Maria nel 2010, il medico è stato impiegato dalla Regione nell’ultimo mese nella costante ricerca del miglior test sierologico; tradotto, quello più affidabile. Lo stesso commissario Venturi infatti era stato chiaro, soprattutto nei confronti delle aziende.

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"Ci sono diversi test, e altrettanti laboratori che effettuano questo controllo – le sue parole -. Ma se fosse così semplice li avremmo già ordinati da un mese. Li abbiamo studiati, e sarà nostra premura trovare il migliore. A quel punto saremo noi, in quanto istituzione responsabile dell’epidemia, a valutare le proposte delle aziende. Se garantiranno test e laboratori affidabili, potranno fare i sierologici. Altrimenti diremo di no".

Dopo una serie di prove ’selettive’ infatti, la Microbiologia di Reggio ha identificato le migliori performance, basate sulla sensibilità e specificità del test, ossia sulla capacità di identificare il soggetto positivo con anticorpi-virus specifici e con un alto grado di attendibilità. Finora il test era stato rivolto esclusivamente nelle strutture sanitarie dell’Ausl. Come ha ribadito il direttore sanitario Cristina Marchesi, "sono circa 3.200 quelli somministrati al personale che lavora in ambito sanitario a Reggio, che conta all’incirca 7mila dipendenti. Di questi solo il 30% è però andato a medici e infermieri, mentre gli altri ad operatori –come quelli che si occupano delle pulizie - non dipendenti dell’Ausl, ma ugualmente meritevoli di priorità".

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Effettuarli sul personale ospedaliero insomma è un conto. Tenendo presente che "anche se negativo, occorre rifarlo ogni 15-20 giorni" ha specificato Venturi. Somministrarli a tutti i normali cittadini (soprattutto legandolo alla riapertura o meno delle aziende), per giunta in laboratori privati, è una soluzione invece ben più complessa. Il «test ideale» di cui ha parlato il commissario durante la diretta social di venerdì, è proprio quello messo a punto da Carretto (che per ora non parlerà). E sarò lo stesso che apparirà sul tavolo di governo allegato alla richiesta (di cui parleremo nelle prossime pagine) di graduale riapertura delle filiere produttive della Regione. Una sorta di garanzia. Seguendo quella, le aziende potranno proseguire con i test sierologici. Viceversa, riceveranno un secco no. "I test, a differenza dei tamponi che cercano il virus, vanno a cercare gli anticorpi e possono dirci se abbiamo in corso la malattia - ha concluso Marchesi -. In ogni caso l’istituto superiore sanità e il ministero della Salute hanno stabilito che non servono a fare diagnosi, ma solo screening in alcuni contesti che lo richiedono, pur sotto la supervisione della Regione". Non una soluzione definitiva da sostituire ai tamponi insomma, ma pur sempre un aiuto. A patto che vengano effettuati i test giusti. Ovvero quelli sperimentati dal dottor Carretto.