Costi triplicati in piscina Gestori pronti alla serrata

Penalizzate soprattutto le strutture datate, i cui impianti consumano molto. Bertocchi (via Filippo Re): "Noi fortunati solo perché ci siamo ammodernati"

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di Gabriele Gallo

Il Covid le aveva messe al tappeto, ma avevano saputo rialzarsi prima che l’arbitro dichiarasse il ko.

Le tremende mazzate, leggasi bollette vertiginosamente aumentate, date dall’attuale crisi energetica potrebbero però abbatterne molte, forse definitivamente. Parliamo delle piscine, comunali e private. Strutture che, anche nel reggiano, segnalano che il costo di gas e luce elettrica sta diventando insostenibile e che se non si trova una soluzione non viene esclusa la misura estrema: chiudere i battenti.

Fattore che comporterebbe certamente un disagio per i gestori, ma anche per i tantissimi cittadini, moltissimi tra loro bambini e ragazzi, che ne usufruiscono più volte durante la settimana. Già la pandemia, con lunghi mesi di chiusura e mancati incassi, aveva dato i suoi problemi, le conseguenze create sul mercato delle materie prime dalla guerra scatenata dalla Russia sull’Ucraina e le speculazioni che ne sono derivate, potrebbero dare a tante piscine il colpo di grazia.

Basta un dato per far comprendere la gravità del problema: in tempi normali il costo per il riscaldamento degli impianti e dell’acqua nelle vasche (per tacere dei costi dell’elettricità) oscillava tra i 42 e i 50 centesimi al metro cubo. Al momento si è arrivati a punte di 1,5 euro e le previsioni più negative giungono a presagire un’ impennata fino a 3 euro. E se le società sportive natatorie qualcosa stanno iniziando a ricevere (il Dipartimento allo Sport ha erogato un contributo di 30 milioni di euro) peggiore è la situazione di chi è proprietario, o gestisce, gli impianti pubblici e privati: numerosissimi nel reggiano.

"Se non si attueranno interventi immediati – commenta in proposito Ivan Bertocchi, della Gisport srl che gestisce la piscina di via Filippo Re – ci saranno realtà chi si troveranno ad avere un raddoppio, come minimo, di tutti i costi di gestione. Si può parlare, in determinati casi, di decine se non centinaia di migliaia di euro".

E guardando a casa propria commenta: "Da noi, per ora, grazie ai lavori di ammodernamento che abbiamo fatto nei mesi scorsi, l’incremento è stato di minor impatto, ma abbiamo parecchi timori in vista della stagione invernale. Poi – prosegue Bertocchi – passata l’emergenza occorrerà ragionare, in generale, sull’adeguamento delle attrezzatture che veicolano il riscaldamento nelle piscine. Ci sono strutture che lavorano, per esempio, con macchine per il trattamento dell’aria vecchissime che consumano 100 per rendere 30. Con questi costi, se non arriveranno aiuti o cambieranno le cose sarà un bagno di sangue per tutti". Un momento di svolta per tutti, che però potrebbe vedere spegnersi alcune luci nel panorama natatorio italiano.